Cosimo Errede, pubblicitario, è intervenuto ai microfoni della trasmissione “Siamo ciò che paghiamo” di Livia Ventimiglia su Radio Cusano Campus, emittente dell’Università Niccolò Cusano.
La pubblicità del Buondì
“La buona idea è per l’agenzia di advertising che sono stati pagati per fare questa pubblicità, non credo che nessun altro ne abbia beneficiato, compresa la stessa Motta. La pubblicità non deve essere qualcosa di artistico o fino a sé stesso, tanto per far contenti i creativi.
La pubblicità nasce con altri scopi, come vendere. Posso capire che in un’azienda si possa preferire il proprio ego, gli effetti “wow” o i così detti vanity metrics piuttosto che ai ritorni in denaro. Quello che hanno fatto non ha alcun senso. Se ne parlerà per una settimana, qualcuno comprerà una scatoletta di Buondì, dopodiché il prodotto tornerà nel dimenticatoio.
Non è sbagliato usare la creatività, ma questa deve essere in un progetto più complesso che deve ribadire il posizionamento nella mente del consumatore di quel prodotto. Buondì Motta è una merendina vintage e non può essere promossa in modo empirico per dar sfogo a ego e creatività. L’errore è stato non continuare a battere sul posizionamento nella mente del cliente del prodotto.
La bambina che vuole una merendina leggera? Non stiamo parlando del Buondì”