Hamza Roberto Piccardo, uno deo fondatori dell’UCOII, è intervenuto ai microfoni di Legge o Giustizia su Radio Cusano Campus, la radio dell’Università Niccolò Cusano.

Piccardo è voluto tornare sulla notizia riguardante la bambina adottata, in Gran Bretagna, da una famiglia musulmana.

“È una storia a cui purtroppo un certo tipo di stampa ci sta abituando. Si denunciano chissà quali ingiustizie per alimentare l’islamofobia. Questa bambina è figlia di una famiglia musulmana. La bambina era in condizioni precarie ed era stata affidata ad un’altra famiglia. Dopo tutto il clamore mediatico un giudice, tra l’altro musulmana, ha affidato la bambina alla nonna, musulmana anche lei. È quindi una bufala il fatto che fosse cattolica. Oltre al dispiacere per bambina sballottata, colpisce che queste vicende servano per sviluppare l’islamofobia, per creare il nemico”.

Una bufala come la storia aggredita a Roma da un eritreo.

“E’ stata accusata di simulazione di reato perché non era vero nulla”. Piccardo parla anche dell’immigrazione e degli accordi tra Italia e Libia: “Stanno funzionando gli accordi se non ci fosse dietro una tragedia. È stata nascosta la polvere sotto il tappeto. In Libia ci sono delle milizie armate che prendono soldi dai governi del luogo e svolgono un lavoro di polizia sporchissimo. I governi libici, lo ricordiamo, sono finanziati dall’Europa. Ho denunce di persone che raccontano cose gravissime. Chi finisce in una galera libica può essere sgozzato , perché la detenzione è a pagamento e se le famiglie non hanno i soldi queste persone vengono uccise. Dal punto di vista del Governo italiano è stato risolto il problema, basta che gli immigrati non arrivano. L’Italia è un Paese isterico, con forze politiche deboli dal punto di vista del consenso. Giocano su quanto di peggio l’uomo ha dentro di sé, ovvero odio e razzismo. Fanno politica sui sondaggi”.

Tantissime le polemiche, nei giorni scorsi, sulla festa del sacrificio.

“Noi da anni insegniamo ai nostri fratelli e sorelle di non macellare in maniera clandestina ma nelle strutture adeguate. In alcuni posti è stata poi vietata proprio la preghiera, come ad esempio a Cantù. Lì la comunità ha deciso di fare un gesto di disobbedienza ed i fedeli sono andati comunque a pregare. Si gioca politicamente sulla pelle della gente. I musulmani si sentono repressi nonostante qui in Italia siamo un milione”.