Bambini scomparsi, Ernesto Caffo “Rintracciare i bambini nelle prime ore”, dalla sparizione. Queste sono alcune delle dichiarazioni rilasciate dal prof. Ernesto Caffo, membro della Federazione Missing Children Europe, e presidente di Telefono Azzurro. In Italia, ogni anno perdiamo 40 bambini, la stragrande maggioranza dei minori perduti proviene da situazioni familiari squilibrate. L’idea che la criminalità organizzata possa approfittare di bimbi che vivono una situazione difficile di per sé sta a significare che si avvalgono di un malessere già esistente.

In generale la situazione dei bambini scomparsi è molto complessa

E Caffo, durante l’intervista, aggiunge: “Ci sono bambini che scompaiono perché sottratti ai genitori in conflitto, sono figli di famiglie miste; ci sono adolescenti che scappano di casa, poi ci sono situazioni di bambini vittime del traffico. E’ il fenomeno che abbiamo visto crescere negli ultimi anni. Ci sono oltre seimila bambini di cui non abbiamo traccia. In passato il traffico mirava a bambini adolescenti, oggi il traffico è diventato un mercato vasto, puntano sempre di più a bambini piccoli. Molti di loro sono vittime di abusi e violenza. La criminalità organizzata molte volte li accompagna in comunità illegali o vengono coinvolti in attività lavorative, sessuali, preordinate. Sono fatti che conosciamo solo quando la cronaca si concentra sul singolo caso. E’ una realtà inaccettabile, a cui l’Europa ha già dato una risposta creando il numero 116.000. Attraverso questo numero collaboriamo coi colleghi dell’Est Europa. Occorre intervenire precocemente. Quando vediamo che un bambino è scomparso bisogna attivare tutte le forme per recuperarlo. Nelle prime ore che è stato rapito è più facile identificarlo e trovarlo. Ci sono molti mezzi tecnologici che ci permettono di arrivare a loro. Ad esempio, ci sono gruppi attivi di coordinamento per attivarsi e recuperare immediatamente il bambino scomparso. Occorre una collaborazione maggiore tra paesi dove c’è stata la sottrazione del minore, in modo che il bambino possa tornare nel suo territorio d’origine. Bisogna intervenire nelle situazioni rischiose, ovvero quando i bambini possono scappare di casa.”

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