Roberto Troncarelli, presidente dell’Ordine dei Geologi del Lazio, è intervenuto ai microfoni di Radio Cusano Campus per parlare del terremoto che ha colpito l’Isola di Ischia.

“È stato un terremoto da collegare a motivi tettonici e non a fattori vulcanici. Insomma, è riconducibile come natura al sisma che aveva caratterizzato quello di circa un anno fa ad Amatrice. Rimane l’amaro in bocca che un evento di magnitudo 4 abbia causato due vittime. In un Paese con abitazioni a norma non si sarebbero dovuti verificare danni. In Giappone, Nuova Zelanda o in Turchia, Grecia, quindi anche in Paesi che in teoria sono meno “civili” del nostro, questo sisma non avrebbe avuto effetti sulle costruzioni. Per questo aumenta la rabbia, anche perché Ischia è una zona sismica ben conosciuta”.

I sindaci di Ischia hanno smentito la correlazione tra abusivismo e crolli

“I sindaci affermano qualcosa smentibile dati alla mano. L’abusivismo riguarda due aspetti. Il primo è un abusivismo di carattere urbanistico, ovvero si costruisce in zone dove il piano regolatore non consentiva edificazioni. Il secondo tipo è quello “totale”. Non solo si costruisce dove non si doveva ma si costruisce senza un progetto. Un dato Istat parlava di una percentuale di abusivismo del 60% nei comuni dell’isola. Sono convinto che se andassi dentro case abusive di Ischia troverei vasche idromassaggi dove i ricconi napoletani ricevono gli ospiti senza però sapere se le fondazioni delle abitazioni sono sufficientemente armate per resistere ad un evento sismico. Si è parlato di abusivismo di necessità e carattere sociale. L’abusivismo e abusivismo e basta. Fare filosofia sul tipo di abusivismo è un discorso che lascia il tempo che trova. Quando ci sono certe tragedie c’è quasi sempre dietro l’incuria umana”.

Si possono ipotizzare ulteriori pericoli? “E’ difficile da dirsi.

L’unica rassicurazione è che l’intensità è stata bassa, Ischia non ha picchi di intensità recenti. A livello teorico, quindi, mi sento di poter dire che il regime di repliche vada scemando. Studiando la materia si migliorano le conoscenze. Purtroppo in Italia si tagliano fondi per la ricerca. L’INGV vede ogni anni diminuiti i trasferimenti di soldi dallo Stato centrale. Su istituti come questo andrebbero riversati fondi importanti. Operano in condizioni economiche drammatiche. Non posso poi pensare a quella bomba innescata dei Campi Flegrei e ai tagli per quanto riguarda la ricerca sulla vulcanologia. I Campi Flegrei hanno fenomeni importanti in una zona ampia chilometri a differenza del Vesuvio che è un vulcano centrale. I Campi Flegrei vanno ancora studiati a fondo ed invece non si investe.  Arrivano qui a studiare questa zona studiosi da tutto il mondo. Per fare progressi, però servirebbero soldi ed investimenti”.