Disastro di Rigopiano? Lo abbiamo ancora tutti negli occhi e nel cuore. Tante vittime e tanti punti interrogativi ancora da fugare. Eppure non sembra che la giustizia stia procedendo in modo spedito. Per lo meno lo afferma l’avvocato Romolo Reboa, uno dei legali che assistono parenti e familiari delle vittime del disastro dell’Hotel Rigopiano a Farindola, che è intervenuto ai microfoni di “Legge o Giustizia” condotto da Matteo Torrioli. Ecco cos’ha detto di rilevante sul tema il legale in diretta su Radio Cusano Campus.
Disastro di Rigopiano, a che punto siamo? Non buono. Almeno secondo l’avvocato Romolo Reboa che ha lanciato un chiaro ed accorato allarme sul tema. Ecco i passaggi clou dell’intervista su Radio Cusano Campus:
Sui primi sei mesi:
“Ieri c’è stata una celebrazione a sei mesi dalla tragedia, a Rigopiano. Hanno suonato dei musicisti, tra i quali anche il papà di una delle vittime, Marcello Martella. Tutto ciò è stato preceduto da un dibattito molto valido perché il Comitato Rigopiano è entrato a far parte del Comitato Nazionale delle vittime dei disastri italiani”.
Sull’intervento di una persona importante ma della quale non ha voluto fare il nome:
“Uno degli intervenuti, nato a Farindola, persona di grande cultura ed esperto di montagna, è venuto ad attribuire alla montagna la colpa di quanto accaduto. Quasi a dire che la montagna ed il terremoto vogliono le loro vittime. A quel punto volevo prendere la parola. Volevo intervenir perché tra le persone presenti all’evento c’erano degli assassini morali, ovvero coloro che hanno tenuto aperta quella strada, malgrado il rischio valanghe elevato, consentendo ai miei assistiti di andare lì e non tornando indietro. Qualcuno sta accettando come “naturale” che una nevicata tenga prigioniere delle persone”.
Sulle vere cause della tragedia secondo l’avv. Reboa:
“La montagna che vuole le sue vittime è una concezione montanara ma io non ci sto. Non credo in questo Dio della montagna che mangia i suoi figli. Io credo nell’uomo. Credo che una tragedia si è verificata perché quell’albergo non doveva stare lì. La montagna avrebbe distrutto una struttura turistica vuota se la Provincia avesse fatto il suo dovere. Sarebbero morte meno persone se la Prefettura avesse attivato i soccorsi nei tempi, se il sistema di prevenzione avesse funzionato”.
Sul fatto che intanto le indagini vadano a rilento:
“Dopo sei mesi ancora noi parti civili non abbiamo avuto l’autorizzazione a leggere gli atti. Il procuratore capo è stato trasferito per motivi burocratici. Non c’è ancora un procuratore capo, c’è un magistrato valido ma è solo ed indaga senza ulteriori aiuti in una procura estremamente piccola. Per come si stanno mettendo le cose mi chiedo: sarà un processo all’uomo o alla montagna?”
ASCOLTA QUI IL PODCAST DELL’INTERVISTA DELL’AVVOCATO REBOA SUL DISASTRO DI RIGOPIANO