E’ nata come disciplina dei circoli sportivi. E’ maturato quando ad Antonio Sbardella venne in mente di inventare un’apposita divisione del settore. E’ cresciuto con le finali scudetto giocate al Foro Italico a cavallo degli anni ’80 e ’90, per consolidarsi con l’arrivo su qualche quotidiano di alcune righe, inizialmente, per vivere lo splendore delle dirette televisive. In mezzo tanta attività radiofonica, per far sviluppare il Calcio a Cinque, che cominciò abbattendo l’antico nome di Calcetto, come veniva definito nella sua spontanea e naturale culla: ROMA.
Dopo tanti anni di formazioni capitoline e laziali capaci di conquistare il tricolore, la sorpresa maturava con l’approdo al successo finale di realtà di altre regioni. Fino a oggi, con la consacrazione di tre suoi esponenti di primissimo livello tecnico e di una longeva quanto ammirevole strada percorsa sui campi di tutta Italia e, almeno, di tutta Europa. Parliamo di Andrea Rubei, appena celebrato per aver interrotto il suo cammino agonistico a 50 anni appena compiuti, dei quali oltre 30 passati sui campi di tutta la nazione. Di Gabriele Caleca, più noto come “Il Puma”, nell’ambiente dei tanti appassionati che ha saputo far avvicinare al minirettangolo, in terra battuta, prima, in erba sintetica, poi, e ancora, sui parquet nostrani. Di Pippo Quattrini, leggenda vivente tra le poche rimaste in attività, visto che in Serie B è il giocatore-allenatore del Prato, dove ha dichiarato, proprio a noi, in occasione della festa di Andrea Rubei, di voler concludere la sua attività agonistica e proseguire solo quella di tecnico. Il primo tra i giocatori di Roma e del Lazio, negli anni 90, ad andare a Torino, a fare grande la squadra piemontese. E Vinicius Bacaro, giocatore della Nazionale anch’esso capace di grandi imprese come l’Europeo del 2003 dopo aver militato nella “Carioca”, la nazionale brasileira (argento a Taiwan nel 2004 e bronzo nella nazione d’origine, 4 anni dopo), prima di essere naturalizzato italiano. Avrebbe poi conquistato, in sede continentale, un argento e un bronzo, prima di dedicarsi a continuare soltanto con i club. Sono stati tutti e quattro insigniti, a Coverciano, nel Museo del Calcio, di un alto riconoscimento qual è l’inserimento delle loro maglie azzurre nelle prestigiose teche dalla federazione.
Un grande avvenimento, per gli sportivi che il Calcio a Cinque lo hanno persino anteposto al fratello più grande, più reclamizzato, più danaroso, visto che vanno di moda i procuratori capaci di incidere sulle scelte degli atleti. Un giorno importante per gli esponenti del futebòl de salao, come lo chiamano in Centro e Sudamerica. Perché la federazione, con colpevole, evidente ritardo, si è ricordata di una disciplina che, scherzando – mica tanto – e ridendo (poco, in realtà), ha saputo mettere insieme e consolidare tre campionati nazionali, la Serie A, la A2 e la B, che è un po’ come l’Interregionale del Calcio a 11, oltre alle rassegne regionali rappresentate dalla C1 e dalla C2. Oltre ai numeri che stanno crescendo anche tra le donne. Il settore giovanile sta facendo una seria concorrenza al fratello maggiore, fermo restando che, sul piano dell’impiantistica, il Calcio a Cinque è fortemente e resta fortemente penalizzato.
Da oggi chi va a Coverciano, Firenze, può trovare traccia, di questa disciplina, che ancora oggi, dopo 40 anni, a Roma, celebra la Coppa Canottieri, il Torneo dei Circoli. Era partito tutto come un gioco. E’ diventata una cosa seria. Parola di campioni.
Di seguito ricordiamo al termine di questa giornata speciale le parole espresse su Facebook da Gabriele “Il Puma” Caleca. Un profondo pensiero, del rapporto tra un atleta e la maglia azzurra.
“Grazie di cuore a tutti per gli attestati di stima che mi avete mandato.. al termine di questa memorabile giornata un ultimo pensiero è per te cara amica mia, compagna di mille battaglie.. sei stata praticamente una seconda pelle, sappi che ti ho indossato sempre con il massimo rispetto perché indossarti significava rappresentare un intero Paese, un intero movimento… non posso nascondere che sono un po’ triste ricordando quante ne abbiamo passate ai bei tempi, ma allo stesso tempo sono fiero e felice di sapere che finalmente hai trovato riposo in un posto che meriti, accanto a tantissime che come te, hanno reso onore al Calcio italiano nel mondo e so che, quando mi mancherai troppo, potrò saltare sul primo treno e venire a farti visita per ricordare i vecchi tempi insieme. Spero che anche tu sarai stata fiera di essere stata indossata da Gabriele Puma Caleca, leggenda del calcio a 5 italiano! A presto amica mia……”.