Un esame di terza media per il quale è necessario indossare costumi d’epoca. Mascherarsi da Che Guevara o da Fidel Castro per parlare della rivoluzione cubana, abbigliarsi da soldato nazista o da partigiano per affrontare il tema della Seconda Guerra Mondiale oppure indossare i camici bianchi di dottori ed infermieri per ricordare Maria Bonino, pediatra biellese impegnata per gran parte della sua vita in Africa a prendersi cura degli ultimi. La Scuola media Statale di Mosso, per iniziativa dei suoi docenti, ha abbandonato da qualche anno il modello tradizionale di insegnamento ed apprendimento prediligendo un sistema più accattivante che mette lo studente al centro dei progetti didattici e non lo relega a mero ripetitore di concetti imparati a memoria.

L’esame a Mosso. Per capire meglio come funziona il “modello Mossa”, Radio Cusano Campus ha contattato il prof. Giuseppe Paschetto, insegnante di matematica che segue da vicino le iniziative di didattica innovativa messe in campo dalla sua scuola. Prof. Paschetto, tra gli elementi che contraddistinguono il vostro sistema di istruzione rientra sicuramente la possibilità, per ogni alunno, di ripetere una prova andata male senza l'”umiliazione” di un 4 o di un 5.

“Io – spiega il professore di matematica Giuseppe Paschetto – ho abolito i voti insufficienti nelle verifiche così come accade negli esami universitari quando nel caso in cui non sia raggiunto un risultato accettabile la prova viene ripetuta senza che vengano assegnati voti negativi da rimediare. Chi non raggiunge risultati sufficienti in una verifica non si becca un 4 o un 5 sul diario e sul registro, ma un invito a ripetere la prova”.

In queste ore l’Ocse ha bocciato il nostro sistema scolastico perché risulta essere uno dei pochi rimasti in Europa che si fonda sulla somministrazione di un grande quantitativo di compiti a casa. Che ne pensa?

“Io i compiti a casa li ho eliminati già da tanto, i nostri ragazzi sono a scuola quasi 30 ore a settimana e mi pare ingiusto caricarli di compiti per un impegno che superi le 8 ore settimanali. Credo sia giusto impegnarli come un lavoratore qualunque, per un massimo di 36-38 ore a settimana”.

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