Castelli fase post terremoto zero. Perché? Perché è’ passato un po’ di tempo dalla distruzione in Centro Italia e sembra che ben poco si sia fatto. Non lo dicono blog incontrollati di misteriosi scrittori ma, appunto, Guido Castelli, sindaco di Ascoli Piceno e delegato alle finanze locali dell’Anci, che è intervenuto ai microfoni della trasmissione “Ho scelto Cusano” condotta da Gianluca Fabi e Livia Ventimiglia. Ecco lo stato dell’arte secondo il Primo Cittadino di Ascoli Piceno su Radio Cusano Campus, emittente dell’università Niccolò Cusano.
Non c’è pace per i terremotati del centro Italia. Perché? Lo racconta Guido Castelli, sindaco di Ascoli Piceno e delegato alle finanze locali dell’Anci, e lo fa in diretta su Radio Cusano Campus con queste dichiarazioni:
Sul terremoto delle Marche:
“Sono passati 9-10 mesi dal sisma e nei comuni colpiti nelle Marche vediamo le macerie ancora a terra nel 90% dei casi –ha affermato Castelli-. Poi c’è il problema delle casette. Le 27 consegnate per sorteggio ad Arquata assomigliano a dei container più che a delle casette. L’esecrato Bertolaso seppe organizzare in una maniera più efficace questa prima parte dell’emergenza. Il pensiero va a quella legge del 2012 che ha riformato la protezione civile e che è diventato un luogo amministrativo impigliato in mille procedure burocratiche. Se anche la protezione civile deve rimanere impigliata nella rete della burocrazia è la fine. La vera questione è che oggi le norme ci sono, l’insieme di regole e di standard sono stati fissati, però c’è un collo di bottiglia che si chiama Regione e che stenta a dare seguito a quella richiesta di efficacia che è necessaria. Mi giungono notizie che Umbria e Lazio sono state un pochino più efficaci rispetto alle Marche”.
Su quali rischi ci siano ora:
“C’è il rischio che le comunità spariscano –ha spiegato Castelli-. Non dimentichiamo che queste zone erano già sottoposte a spopolamento prima del sisma. Il terremoto rischia di dare il colpo mortale. I bambini iniziano a familiarizzare con gli altri bambini dei posti dove sono stati trasferiti. La ricostruzione richiederà 5-6-8 anni, ma rischia di non avere più senso se noi nel frattempo non manterremo un po’ di vitalità economica locale. Si ricostruiscono paesi che rischiano di diventare paesi fantasma”.