L’homeschooling è una realtà che sta prendendo piede nel nostro paese malgrado, affrontando la questione da un punto di vista strettamente numerico, il fenomeno non arriva ad interessare gli oltre 2 milioni di bambini che lo conoscono e lo praticano negli Stati Uniti o gli oltre 800mila sparsi per tutta la Gran Bretagna. Radio Cusano Campus ha contattato Erika Di Martino, una mamma blogger attivissima che sta portando avanti un metodo di educazione parentale con i suoi 5 figli e che attraverso il portale www.educazioneparentale.org fornisce consigli utili a tutti quei genitori che intendono prendere informazioni su un sistema di istruzione che è costituzionalmente riconosciuto.
Erika, come è giunta alla decisione di non scolarizzare nessuno dei suoi 5 figli?
“La scuola, come era organizzata non mi convinceva. Mio figlio ha frequentato per un anno la scuola dell’infanzia e al momento di scegliere in quale primaria iscriverlo ci siamo accorti della rigidità del sistema scolastico italiano, non in grado di rispondere alle nostre richieste. Di fatto non avevo proposte scolastiche che ci avessero soddisfatto. Mi sono documentata e ho approfondito il tema dell’homeschooling. Abbiamo anche consultato, con mio marito, un avvocato che ci ha rassicurato sulla legalità della nostra proposta. Da lì ho creato un blog e ho iniziato questa esperienza“.
C’è l’obbligo di sostenere esami di fine ciclo? I suoi figli hanno conseguito i vari “pezzi di carta”?
“Al momento no, ma la situazione è in evoluzione. Gli esami servono per chi vuole rientrare all’interno del sistema scolastico pubblico oppure serve se i genitori desiderano una certificazione delle competenze e conoscenze dei propri figli. C’è chi fa esami di terza media, per poter poi fare la maturità e quindi iscriversi all’università. Anche se ci sono circolari ministeriali che dicono il contrario, i nostri legali ci hanno confermato che non c’è nessun obbligo di sostenere esami. Personalmente non facciamo esami perché non seguiamo il programma ministeriale. I nostri bambini sono bilingue, hanno un loro percorso personale e non ho necessità di vedere certificato il loro grado di apprendimento, poiché non c’è una delega ad altri, sono a conoscenza di ciò che sanno o meno. Di solito chi fa homeschooling alle superiori fa esami di anno in anno, perché la mole di lavoro è molto ampia“.
Quali famiglie scelgono l’homeschooling?
“In Italia c’è una grande sfaccettatura. Negli USA soprattutto sono persone legate alla religione cristiana. In Italia questo non avviene, ci sono famiglie con impostazione molto diverse. Alcune arrivano all’homeschooling dopo molte delusioni scolastiche, e questi sono i casi più difficili, perché c’è un abitudine al ‘sistema scuola’ da modificare. In un sistema scolastico che tende a dare ‘etichette’ sempre più spesso, invece di parlare di individui, arrivano all’educazione a casa, ma sono situazioni difficili, perché faticano di più ad abituarsi. Non c’è un imprinting religioso nella mia esperienza, mio marito ed io abbiamo una nostra spiritualità, ma non aderiamo a nessuna confessione religiosa: vogliamo semplicemente goderci questo momento di crescita nei nostri figli, essere al loro fianco fino a quando sarà possibile. Ho degli amici con figli scolarizzati, che mi fanno riflettere molto. Sentire che la domenica non possono uscire per fare i compiti ci fa capire che la nostra strada è quella giusta”.
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