Ius soli Prof Karaboue, se digitate questa combinazione di parole scoprirete uno storico di dichiarazioni davvero interessanti su questo tema caldo che oggi ha creato liti (anche fisiche) tra la Lega Nord e il Ministro Fedeli che è finita in infermeria. Perché il diretto interessato, Michele Ahmed Antonio Karaboue, docente di Diritto dell’immigrazione all’Università Niccolò Cusano e volto noto dei talk show politici, è persona che per sua natura sa bene cosa significhi essere italiano ma essere anchje africano. Lo ha raccontato durante il suo intervento ai microfoni della trasmissione “Ho scelto Cusano” condotta da Gianluca Fabi e Livia Ventimiglia su Radio Cusano Campus, emittente dell’università Niccolò Cusano.
Ius soli e Prof Karaboue? Un connubio interessante che spiega a chi è contrario a questa legge cosa pensa chi vive sulla sua pelle queste esigenze di identità nazionale. I passaggi più interessanti di questa intervista li riportiamo, per dovere di cronaca, qua di seguito:
Sulla bagarre in aula sullo Ius soli: “Questa bagarre, questa tensione che si sentiva fino a fuori l’aula del Senato, mi ha fatto male –ha affermato Karaboue-. Vedere questa forma anche violenta di aggressione è veramente una cosa molto triste. Esprimo la mia solidarietà al ministro Fedeli che è rimasta contusa durante un’aggressione”.
Sullo stato dell’Italia circa questa legge: “Siamo gli unici in Europa a non avere una legge adeguata e coerente sulla cittadinanza –ha aggiunto Karaboue-. E’ una questione di civiltà. Come si fa a spiegare ad un bambino nato e cresciuto in Italia da genitori stranieri che il suo futuro non è quello dei diritti, che in futuro avrà la possibilità di farsi sentire meno degli altri. I dati istat ci dicono di un aumento demografico e di forza lavoro dovuto all’immigrazione. Allora come facciamo a chiedergli solamente i contributi a queste persone? Dobbiamo assolutamente, per una questione di equità e giustizia, dare loro la possibilità di sentirsi italiani a tutti gli effetti. Non dobbiamo far passare l’idea che la cittadinanza è una vittoria basata solamente su una forzatura legislativa. Qui parliamo di principi costituzionali e di diritti umani che non possono essere non condivisi da uno Stato che si definisca democratico”.
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