Riforma penale Verini non ci sta. Nuova bagarre nell’opinione pubblica. Questa volta il pomo della discordia arriva da una legge che cerca di fare chiarezza su un passaggio chiave del nostro paese ma, come sempre accade con le novità, non tutti sono d’accordo. Se il coro dei Cinque Stelle è tutt’altro che accordante, non ci sta alle proteste Walter Verini della Commissione Giustizia del PD che è intervenuto ai microfoni della trasmissione “Ho scelto Cusano”, condotta da Gianluca Fabi e Livia Ventimiglia. Ecco cos’ha detto il politico in merito su Radio Cusano Campus, emittente dell’Università Niccolò Cusano.
Riforma penale? Verini dice sì e critica il disfattismo dei grillini. A spiegarlo è lui stesso in diretta ai microfoni di Radio Cusano Campus. Ecco di seguito i passaggi chiave dell’intervista:
Sulla riforma del processo penale: “Mi stupiscono le dichiarazioni di Bonafede visto che è anche un avvocato. Divulga fake news anche se dovrebbe essere uno che la giurisprudenza la conosce. Il M5S ha la posizione esattamente opposta a quella ad esempio di FI. 5 Stelle sostiene che la prescrizione dovrebbe iniziare dal rinvio a giudizio e quindi essere interminabile. FI al contrario ritiene che questi anni di accrescimento siano una cosa inaccettabile. Io la penso così: la corruzione è un reato che di solito si scopre dopo diversi anni. Oggi la prescrizione per i reati di corruzione può durare fino a 9 anni, può capitare che scoprendo dopo tanti anni il reato non si arriva nemmeno al primo grado di giudizio. Quindi l’idea di allungarla a 16-18 anni io credo che sia una scelta equilibrata. Aver allungato parzialmente questo termine fa sì che non si prescrivano subito i reati di corruzione”.
Circa le intercettazioni: “La verità è che nessuno in questa maggioranza ha pensato di toccare l’uso delle intercettazioni a livello investigativo. Anzi questo strumento viene rafforzato. Poi c’è un tema su cui il governo scriverà la delega: quando un ufficio di una procura esamina i brogliacci delle intercettazioni, seleziona quelle che hanno un rilievo penale. Il pm mette in cassaforte quelli che non hanno rilievo penale. Se poi a un giornalista gli arriva un’intercettazione che non ha rilievo penale è chiaro che la pubblica, il punto è che non dovrebbero uscire. E’ qui che si vuole intervenire. Dove sarebbe il bavaglio? Ci sono delle circolari emanate da vari procuratori tra cui Spataro che dicono che le intercettazioni con rilievo penale debbono essere pubbliche mentre le altre no. I giornali non vanno fatti con i brogliacci delle intercettazioni, invece ci sono dei giornali che sono delle bacheche di brogliacci”.