Sui vaccini obbligatori inizia una battaglia dagli esiti incerti che non consente, al momento, di ipotizzare nessun tipo di scenario futuro. Dopo la pubblicazione della circolare operativa del ministero della Salute, il Veneto ha annunciato che farà ricorso contro il decreto 73/2017 e la sua conversione in legge. A dare l’annuncio è stato il presidente della regione Luca Zaia: “Non mettiamo assolutamente in discussione i vaccini. Ma alcuni aspetti del decreto. Il Veneto non ha l’obbligo vaccinale. Così come 15 Paesi europei importanti, dalla Germania alla Spagna, dal Regno Unito ai Paesi del nord Europa. Ed è l’unica regione ad avere un’anagrafe vaccinale digitale, che ha dimostrato, con una performance del 92,6%, che non è l’obbligo a risolvere il problema, quanto il dialogo con le mamme e le famiglie”.
Sulla stessa lunghezza d’onda l’Assessore all’Istruzione per la Regione Veneto, Elena Donazzan che, raggiunta dall’emittente radiofonica Radio Cusano Campus, ha spiegato nel dettaglio le ragioni dell’avversione al decreto voluto dalla Ministra Lorenzin:
“Non posso che ribadire la posizione del mio Governatore quando sostiene che la nostra Regione non è mai stata contraria ai vaccini, bensì, contestualmente al decreto che ne dispone l’obbligatorietà, allo spirito coercitivo che anima la norma. L’approccio del Veneto alla somministrazione dei vaccini è ben definito da oltre 10 anni. Noi non abbiamo bisogno dell’obbligatorietà, con l’attuale gestione siamo ben oltre il 90% di copertura, abbiamo, a differenza di altre amministrazioni, una anagrafe vaccinale digitale che ci consente di sapere chi si è vaccinato e quali vaccini sono stati somministrati ad ogni individuo. Se a questo si aggiunge la collaborazione di medici pediatri che sanno consigliare per il meglio le mamme, che si occupano più da vicino della salute dei loro figli, ecco che si definisce il successo del nostro approccio. Quando una mamma esprime legittimamente un dubbio non si può rispondere con una sanzione, c’è necessità di spiegare se non si vuole rischiare di alimentare uno scetticismo che può condurre alla sottrazione al percorso vaccinale”.
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