Le serie tv italiane più violente sono quelle che vanno di più. Le ragioni che ci sono dietro possono essere (e sono) tante ma di base c’è che, per lungo (e troppo) tempo, i produttori nostrani hanno sentenziato che gli eroi negativi non ci piacessero. Poco importava che il mondo impazziva per “Leòn” di Luc Besson e per il Batman scuri di Christopher Nolan. Poi Michele Placido ha preso il coraggio in mano ed ha girato il film “Romanzo Criminale”, tratto dal best-seller di De Cataldo, ed è andato talmente bene che ne hanno girato una serie che… ha fatto il botto. Ora che tutti si accodano, la scelta per chi ama questo genere di intrattenimento culturale è ampia. Ecco i titoli più meritevoli secondo la rete.
Lo cita anche Fabri Fibra nel suo ultimo successo musicale “Pamplona”. Parliamo del Libanese, al secolo Francesco Montanari, che è il simbolo di un nuovo e inatteso successo. Le serie tv italiane più violente, infatti, sono quelle che piacciono in questi mesi. Se volete conoscere quelle in cima alla lista, ecco i titoli da segnare a penna rossa:
-
- Romanzo Criminale
-
- Gomorra
-
- Commissario Coliandro
-
- Non uccidere
Le polemiche su “Romanzo criminale”
La prima tra le serie tv italiane più violente è stato un caso. I ragazzi molto giovani si sono appassionati e, dove c’è la passione dei giovani, c’è business.
Sono così sorte felpe, magliette e merchandising di varia natura sui personaggi più importanti (Il Freddo era il più amato) e modi di dire entrati nello slang adolescenziale tipo “Se Pijamo Roma”.
Le polemiche su “Romanzo criminale” sono sorte per la paura che tutta questa fama provocasse nei ragazzi il desiderio di emulare le gesta criminali della banda.
Roberto Saviano e “Gomorra”
Partendo dal suo libro, il giornalista napoletano ha concepito una serie omonima che declinasse questo discorso nella Campania. II successo di “Gomorra” è legato alla forte introspezione dei personaggi con Genny Savastano sugli scudi per il suo cambio totale di personalità.
Il rapporto tra Roberto Saviano e “Gomorra”, però, non è stato sempre idilliaco perché i suoi detrattori lo hanno accusato di monetizzare una piaga italiana e, soprattutto, di portare soldi alla Camorra con produzioni cinematografiche nei suoi territori.
Resta il fatto che il limite tra giusto e sbagliato è molto sottile tra il non parlarne facendo disinformazione e l’esaltare racconti che andrebbero condannati.
Il flop di “Faccia d’angelo”
In questa sfilza di note positive sulle fiction noir in Italia si stacca, in negatività, una serie che vede protagonista il bravissimo attore Elio Germano.
Ambientata nel Veneto, racconta le gesta del Toso che negli anni settanta mise a soqquadro la regione.
Il flop di “Faccia d’angelo” è dovuto al fatto che il dialetto in questione ha meno presa sul grande pubblico facendo risultare antipatico il protagonista.
Il successo di “1992”
Sembrerebbe non entrarci molto questa fiction nata “da un’idea di Stefano Accorsi” ma il pubblico del web l’ha voluta mettere perché racconta la violenza di una certa politica italiana a cavallo degli anni novanta.
Il cast è stellare, con una Miriam Leone bravissima e una trama ben strutturata su una trama reale non facile da rendere in modo cinematografico. Il vantaggio di “1992” è che mischia finzione a personaggi davvero noti, come Di Pietro e Dell’Utri.
In queste settimane è in onda il sequel “1993” di cui già si sta dicendo un gran bene.
Ora che avete chiaro il quadro delle serie tv italiane più violente, sbizzarritevi tra canali tradizionali, Sky e Netflix ricordando sempre che l’antesignano di questo genere è l’immarcescibile “La Piovra” con un Michele Placido attore in stato di grazie.