Nei litigi di bassa lega vince chi urla e impone, chi perde è un debole, e quelli che assistono possono ridersela tranquillamente, anche in gruppo volendo! Accade nei litigi adolescenziali, a scuola, tra bulli, ma anche in famiglia. Deo gratias non tutti i litigi sono uguali, ci sono anche discussioni civili dove si riesce a rispettare opinioni diverse dal modus pensandi dominante. In quanto persone diverse, con una biologia dissimile, caratteristiche altre, potrebbe pure essere che si abbiano diversi modi di concepire la vita, l’amore. Per questo è necessario imparare a gestire situazioni in cui queste diversità sono state trasformate in rabbia, e quindi discussioni. “Qualcuno diceva ‘operazione riuscita paziente morto’. Anche le guerre possono funzionare”, ironizza simpaticamente Gianluca Lisco, psicologo e psicoterapeuta, commentando la tendenza diffusa a minacciare, in situazioni critiche. “Può funzionare”, aggiunge Lisco, “ma non va bene educativamente. se usiamo questo modo di gestire il conflitto non aiutiamo i figli a capire cosa sta succedendo. Dovremmo utilizzare l’empatia, che è cercare di aiutare il figlio a rendersi conto delle conseguenze delle sue azioni dicendo ‘non mi piace cosa stai facendo’ piuttosto che ‘ce ne andiamo se non la smetti’.
Risolvere un conflitto violentando la psicologia dell’interlocutore rientra in quelli che vengono definiti casi di “pedagogia nera, perché ammantati di violenza”, fa sapere lo psicologo originario di Bari, e sono proprio queste le circostante in cui l’educante dimostra di non essere ben educato. “Bisogna trovare la capacità di stare nel conflitto, con la minaccia non sono in grado di stare con la sua rabbia. E i bambini hanno diritto ad opporsi”, sottolinea Gianluca invitando i genitori a cercare altri modi di gestire conflitti. “Stare a contatto con le emozioni, piuttosto che agirle. Una grande difficoltà che incontriamo è contattare e riconoscere un’emozione gestendola nella relazione coi figli. La rabbia viene agita e divento punitivo. Faccio fatica a contattarla e conoscerla. Propongo come unica risoluzione del conflitto la mia rabbia, facendoti perdere, e imponendo la mia opinione”, spiega Stefano Calore, psicologo, a #genitorisidiventa su Radio Cusano Campus. “Bisogna creare un clima di fiducia, ‘sono infastidito da quello che stai facendo, cerchiamo soluzioni insieme’. Ci sono figli che usano il potere urlando. Uno strumento che possiamo apprendere è una competenza di risoluzione del conflitto chiedendomi se mi porta a vincere sull’altro e se è quello che voglio ottenere. La risoluzione senza perdenti, significa lasciare la propria posizione, non vuol dire arrivare ad un compromesso, ma mettersi in un dialogo, nella ricerca di un’altra risoluzione. E’ difficile”, aggiunge Calore dopo poco.
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