I bambini, la guerra, e le ferite nascoste, questi i punti all’ordine del convegno che si è tenuto al Bambino Gesù dove è stato presentato il progetto per curare i minori al di sotto dei diciotto anni, che vivono sotto i bombardamenti, in Siria. La collaborazione, stipulata con la Fondazione Giovanni Paolo II, ha come obiettivo principale quello di formare gli educatori, ovvero gli adulti che staranno a contatto coi piccoli siriani. Molti di loro hanno perso l’abitazione, i genitori, i riferimenti principali, e il disagio che ne consegue è il Disturbo Post Traumatico da Stress. Ne abbiamo parlato a #genitorisidiventa su Radio Cusano Campus, col prof. Federico Vigevano, direttore del Dipartimento di Neuroscienze e Neuroriabilitazione dell’OPBG il quale ha ribadito durante l’intervista che la “perdita della casa, o di un genitore, può aggravare severamente il trauma”. E sono tutte situazioni che vengono associate agli atti di guerra cui i bambini sono sottoposti.
Saranno curati i bambini che avranno compiuto almeno sei anni, dove “i sintomi possono manifestarsi precocemente. Non tutti i minori esposti ad un trauma presentano il trauma stesso, ognuno di noi ha una certa resilienza. E ci sono anche fattori ambientali che se positivi aiutano. Tra le altre cose anche il terremoto che è un trauma naturale, e può provocare Disturbo Post Traumatico da Stress. A lungo termine la guarigione spontanea ha un’incidenza maggiore nel dopo terremoto, mentre i traumi di guerra hanno una persistenza maggiore, e sono i più gravi di tutti. […] Questi bambini perdendo i riferimenti hanno problemi di alimentazione, carenza dell’assistenza sanitaria, tutti fattori che aggravano. […] Una cosa in comune agli eventi traumatici è la sensazione di non avere nessun controllo su quello che sta succedendo. Sei in balia dell’evento e non puoi fare niente per uscirne fuori. C’è chi riesce a superare il trauma e chi non lo supera. Gli effetti sono molteplici si va dall’ansia, alla depressione, fino ai casi più gravi dove i bambini hanno una regressione del linguaggio, altri sviluppano vere e proprie psicosi. […] Avere un atteggiamento rassicurante e positivo aiuta”, ha aggiunto il prof. Vigevano durante la trasmissione per genitori della radio dell’Università Niccolò Cusano.
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