Mentre in Italia si torna drammaticamente a parlare di femminicidio, l’ultima incredibile vicenda di stalking arriva direttamente dalla Capitale. A raccontarla è Raffaella Cacciotti, medico anestesista al CTO di Roma, donna perseguitata da diciotto anni. Si è confessata per la prima volta a Paolo Signorelli, giornalista de “L’ultima ribattuta”. Poi ha deciso di raccontare anche in radio la propria incredibile esperienza. E contattata da Roberto Arduini e Andrea Di Ciancio di Radio Cusano Campus, ha ricostruito il tutto. 

IO, ANESTESISTA PERSEGUITATA DA 18 ANNI. ASCOLTA LA STORIA 

Stalking: la storia di Raffaella, donna perseguitata da 18 anni, è iniziata sul lavoro.

“Era l’ottobre del 1999. Ero di guardia come specializzanda in anestesia e rianimazione al Policlinico Umberto I, in camera iperbarica. E’ lì che ho incontrato l’uomo che ha iniziato a perseguitarmi. Sembrava un semplice paziente, non l’avevo mai visto prima, gli ho solo compilato la cartella clinica, questione di pochi minuti, dieci al massimo. Lui, però, consultando la bacheca affissa fuori il reparto, ha scoperto il mio nome, il mio cognome e il mio numero di telefono. Da quel momento in poi è iniziato l’incubo”.

Stalking vero e proprio. Telefonate a ogni ora del giorno e della notte. Parole deliranti. Raffaella è ormai una donna perseguitata da 18 anni.

“Scoprirò più avanti che lui è un farmacista omeopata di Grottaferrata, con evidenti disturbi psichici. Già dai giorni immediatamente successivi a quando gli ho compilato la cartella clinica, ha iniziato a chiamarmi, a venire in ospedale, da lì ho iniziato a spaventarmi, quando arrivava i miei colleghi mi avvertivano ed io scappavo nei sotterranei. Si vedeva da subito che si trattava di una persona pesante, logorroica, nervosa, uno di quei soggetti con cui non ti fa certo piacere chiacchierare. Mi sono inventata anche un matrimonio imminente con un mio collega per scoraggiarlo, ma è stato tutto inutile”.

Lo stalking non accenna a diminuire. Questo personaggio riesce a scoprire anche l’indirizzo di Raffaella, che ovviamente è sempre più preoccupata.

“Ha iniziato a spedirmi pacchi con dentro bamboline, biancheria intima usata, calze, vestiti, molto probabilmente della madre. Ha iniziato a mandarmi assegni, a dirmi che in mio onore aveva suonato il pianoforte in casa di Berlusconi, a scrivermi che io ero la sua sposa, il suo angelo, che ero sua, che in me vedeva Dio. Insomma, messaggi a dir poco inquietanti – racconta la donna perseguitata ormai da 18 anni – è iniziato un incubo, che purtroppo ancora continua”.

Lo stalker non si ferma. Nemmeno quando Raffaella si trasferisce a Barcellona per specializzarsi

“Lo stalking che sto subendo dura da 18 anni e non si è fermato praticamente mai. Nel 2000, mentre continuavano ad arrivarmi pacchi, regali, lettere deliranti e messaggi imbarazzanti, per lavoro mi sono trasferita a Barcellona. Sono andata in Spagna per specializzarmi. Pensavo che allontanandomi da Roma avrei allontanato anche il mio persecutore, ma mi sbagliavo. Me lo sono ritrovato anche lì, fuori dall’ospedale in cui stavo lavorando. A quel punto anche se il primario ha provato a dissuadermi ho deciso di uscire e di affrontarlo. Quando mi ha visto saltava di gioia come un bambino impazzito, gli ho detto di farla finita, di lasciarmi perdere, e lui almeno all’inizio sembrava aver capito che doveva smetterla”.

Poi, però, l’incubo è ricominciato.

“Finita la specializzazione sono tornata a Roma. Stavo andando al Policlinico a consegnare la tesi al mio relatore, erano le due di notte. Me lo sono ritrovato davanti. Mi sono venuti i brividi. Ha ricominciato a dire cose senza senso, a dirmi che aveva affittato una barca per una vacanza alle Maldive che secondo lui avremmo dovuto fare insieme. Ho ricambiato casa e ho deciso di denunciarlo, anche se all’epoca ancora non esisteva il reato di stalking e quindi l’ho dovuto denunciare per molestie”.

Nel frattempo arriviamo al 2001. Lo stalking continua. Raffaella continua ad essere una donna perseguitata.

“Per lavoro, mi trasferisco un anno a Bologna. Lui scompare per qualche mese. Poi, all’improvviso, rieccolo. Viene arrestato, ma esce subito. Ancora messaggi deliranti, ancora lettere inquietanti. Mi scriveva cose tipo ‘sei la Madonna, mi appari nei cimiteri di notte’. Quando è venuto a sapere che aspettavo un figlio da quello che era il mio reale compagno, ha iniziato a scrivermi ‘i figli sono di chi li cresce, non di chi li fa’”.

Più il tempo passa, più la situazione si fa pesante.

“Nel 2010, dopo varie denunce, è arrivata per lui la prima condanna a un anno di reclusione. Quasi subito, però, la sentenza è stata annullata, lo stalker finisce agli arresti domiciliari, poi sostituiti con il divieto di comunicazione e di incontro. Ricomincia a inseguirmi, a presentarsi in ospedale, a minacciarmi. Arriva a dire che per uscire con me offre 20.000 euro, ma che se rifiuto le persone a cui voglio bene si faranno male. Poi inizia il periodo della volgarità, dei messaggi sconci, pesantissimi”.

Un incubo senza fine.

“Iniziano a venirmi crisi di panico, attacchi d’ansia, tachicardia. Lui mi ha mandato i fiori in ospedale, mi spedisce assegni da incassare, manda pacchi alla vecchia casa, mi insegue in Via Cola Di Rienzo, entra nei negozi e mi lascia le cose pagate, mi scrive che sono in arrivo 175.000 euro, che farà la nostra casa, che costruirà per me una villa con piscina. Nel 2012 è arrivata un’altra condanna: quattro mesi di reclusione e 12.000 euro di multa. Soldi mai visti, tra l’altro. Lui non ha mai smesso di perseguitarmi. I giudici nel frattempo lo hanno dichiarato incapace di intendere e volere, lo affidano a un tutore, ma lui continua a perseguitarmi”.

Arriviamo ai giorni nostri. Lo stalking va avanti. Raffaella è una donna provata.

“Chiama in ospedale, continua a mandare lettere, scatole, scatoloni. Per fortuna non ha ancora scoperto il mio nuovo indirizzo. Io però non ce la faccio più. Il mio telefono non smette di squillare, sono tesa, preoccupata, vivo un incubo che dura da quasi vent’anni. Io sto continuando a mettere da parte il materiale con cui mi tormenta, mi fido ancora della giustizia, spero che abbiano ragione i Pm, che pensano che questo soggetto non sia pericoloso, ma non si può andare avanti così. E poi non voglio diventare io la prova che invece questo pericoloso lo era. Non voglio diventare una sagoma davanti a casa”.