E’ ormai il secondo anno consecutivo che giunge l’allarme dai biologi marini sui danni che sta subendo la Grande Barriera Corallina. “Quasi 1.500 chilometri, ovvero due terzi di essa, hanno subito danni negli ultimi due anni: ormai solo un terzo e’ illeso” Terry Hughes, biologo marino direttore del Centro di eccellenza della James Cook University, lancia l’allarme.

Lo sbiancamento di massa è un fenomeno generato da aumenti di temperature, causati dal riscaldamento globale ed è avvenuto nella Grande Barriera quattro volte da quando le rilevazioni sono iniziate. I coralli si sbiancano nel momento in cui le temperature superano i livelli di tolleranza, così i coralli stessi espellono quelle alghe che le forniscono i colori brillanti.

Nel 2016, lo sbiancamento aveva colpito la zona situata di fronte le coste nord-orientali dell’Australia, dunque la parte settentrionale della Grande Barriera. A distanza di un anno lo sbiancamento si è esteso nella parte centrale, ma attenzione la decolorazione non è sempre sinonimo di perimento dei coralli, ad ogni modo nella regione centrale si può registrare un alto livello di coralli morti.
Per riprendersi i coralli hanno, tuttavia, bisogno di un decennio, ma visti i due eventi tra il 2016 e il 2017 l’inversione di tendenza sembra impossibile.

Lo sbiancamento dei coralli è sicuramente un fenomeno di deterioramento del nostro pianeta, considerato il fatto che la barriera corallina rappresenta un vero e proprio tesoro di biodiversità con le sue 1500 specie di pesci e 4mila varietà di molluschi che popolano le 400 diversi tipologie di coralli.