Di battaglie nella vita ne ha fatte il Senatore di Idea Carlo Giovanardi. Ora è indagato per presunti rapporti con la mafia. Di fronte ad un’accusa così seria, il politico alza la voce e tira fuori le unghie. Dove lo fa? In diretta della trasmissione “Ho scelto Cusano”, condotta da Gianluca Fabi e Livia Ventimiglia su Radio Cusano Campus. Ecco i passaggi più importanti di questa intervista in cui Giovanardi si smarca nettamente dalle ombre che gli piombano addosso con i passaggi clou sull’emittente dell’università Niccolò Cusano.
Indagato per mafia? Il Senatore di Idea Carlo Giovanardi ha sulle testa una spada di Damocle ma non sembra farsene un cruccio. A testa alta e spalle alte, ecco come si difende il politico ai microfoni di Radio Cusano Campus:
In merito alla notizia pubblicata da L’Espresso sul fatto che è indagato dall’antimafia: “L’Espresso scrive cose che io non ho ancora letto, evidentemente loro hanno qualcuno che gli dà documentazioni che io non sono ancora riuscito ad acquisire –ha affermato Giovanardi-. Neanche i miei legali ne sono a conoscenza. Complimenti, evidentemente c’è chi può e chi non può. Il problema è il rapporto con il Parlamento. Io ho presentato 13 interpellanze, proprio sul problema delle interdittive antimafia. Io ho sollevato e denunciato il problema della discrezionalità assoluta e dell’arbitrarietà con cui venivano distrutte aziende e non è che mi sia interessato solo della Bianchini, ma anche della Soria, della Battaglia… Sto facendo nomi di aziende che poi sono state scritte in white list quando poi ho chiarito (e il Consiglio di Stato mi ha dato ragione), che non basta una parentela, perché se il povero Soria ha avuto la sfortuna di sposare una donna da cui ha tre figli e poi i parenti hanno problemi giudiziari e poi i giudici gli consentono, dopo aver espiato la pena, di andare dalla figlia a Modena e li assume come manovali e dopo gli danno l’interdittiva perché dicono che ha due manovali che hanno precedenti, lui allora li licenzia ma non basta perché rimane il rapporto di parentele. E giustamente lui dice: cosa devo fare? Devo ammazzare mia moglie? Finchè il Consiglio di Stato gli dà pienamente ragione. Bianchini, di cui mi sono interessato come altre aziende, negli atti della Prefettura è indicato fin dall’inizio come una persona onesta. Sono entrato in contatto con Bianchini, ho fatto conferenze stampa con la famiglia Bianchini, ho fatto una battaglia aperta sulle procedure, perché faccio il parlamentare. Siamo in questa fase a livello amministrativo, per tutelare le aziende dalle infiltrazioni mafiose. Poi se è emerso che hanno arrestato Bianchini, perché secondo l’accusa Bianchini ha avuto rapporti con… , non puoi dire che io sono uno che ha intralciato l’attività della prefettura perché prima ho difeso Bianchini. Si parla di pressioni indebite per salvare dall’interdittiva antimafia del prefetto, ma perché sarebbero indebite? Io faccio il parlamentare, è la prefettura che deve rispondere a me dell’arbitrarietà della sua azione, siamo in uno stato di diritto. Quando hanno arrestato Bianchini ho detto basta, c’è un procedimento penale in corso, ma ho fatto il mio dovere nei confronti delle aziende modenesi che ho aiutato e dandomi da fare affinchè le prefetture tengano delle procedure trasparenti, pulite, comprensibili, senza discriminare i cittadini. E mi vanto di aver fatto questo, è il mio mestiere di parlamentare”.
Sul video del Fatto Quotidiano: “C’è un video pubblicato da Il Fatto –ha aggiunto Giovanardi- in cui un figlio di Bianchini, che evidentemente non è molto intelligente, mi ha filmato mentre dico “Signori, io vi consiglio di fare la battaglia aperta, le conferenze, solo se siete bianchi come gli agnellini, se non avete neanche una pulce nell’armadio, perché altrimenti la pulce ve la trovano”. Loro mi hanno risposto che avevano solo uno scambio di fattura con un’impresa normale, in commercio e non avevano alcuna collusione. Quindi addirittura io gli ho fatto il terzo grado”.
Sul fatto che un parlamentare potrebbe sentirsi inibito a parlare con le imprese : “E’ come dire: stai buono non fare più niente. Con questo atteggiamento parlamentari e imprenditori non avranno più nulla a che fare con persone del sud. La Costituzione dice che i parlamentari non sono chiamati a rispondere delle opinioni e dei voti espressi e io sono intervenuto in aula per segnalare queste cose”.
Su quelli dell’inchiesta Emilia incriminati: “Non conosco nessuno. Ad eccezione di Iaquinta, perché è il padre del calciatore e so chi è, ma tutti gli altri io non li ho mai conosciuti. Quindi il mio reato quale sarebbe? Di aver fatto il mio dovere?”.
Sulle minacce di Giovanardi al telefono: “Andrò a vedere queste intercettazioni, ammesso che le mandino in Parlamento –ha spiegato Giovanardi-. Può darsi che io abbia usato espressioni pesanti nei confronti della professionalità di tizio e di caio. E’ una conversazione privata, che facciamo? E’ un reato?”.
Un interessante esempio: “Faccio un esempio che mi viene in mente –ha concluso Giovanardi-. Pajetta, dopo l’attentato a Togliatti, occupò la prefettura di Milano e ci fu la famosa frase di Togliatti: ‘Va bè, adesso che hai occupato la prefettura quante ne fai?’. Togliatti fu incriminato o il parlamento stabilì che la sua era un’attività politica? Sto parlando di un paradosso, ma qui siamo all’interno della censura dell’attività pubblica di un parlamentare, non sottobanco ma sopra il banco, in parlamento con interrogazioni, con interventi, conferenze stampa a Modena in cui ho fatto parlare i Bianchini. In cambio cosa avrei avuto? Niente. Anzi,a quello sciagurato di Bianchini gli offrivo io il caffè”.