“Non siamo razzisti per DNA, è un dato della nostra condizione umana” – dice Marina D’Amato, docente di Sociologia dell’Università Roma Tre, a #genitorisidiventa su Radio Cusano Campus – devianze ideologiche e sociali a parte! I fatti di cronaca raccontano storie di emigrati emarginati, casi di razzismo medievale da brivido, dev’esserci qualcosa di innaturale allora tutte le volte che altri da noi subiscono, o vengono maltrattati. Età, sesso, e provenienza a parte. “L’accoglienza è un dato istintivo”, aggiunge la D’Amato dopo poco, quindi si nasce rispettosi e civili, maleducati si diventa, se gli episodi agli onori della cronaca sono altri. Ma non tutto è perduto. Dai piani alti della politica arriva la voce della legge, forte e chiara, che ricorda quanto siamo cittadini del mondo, quali sono i diritti dei piccoli uomini esistenti sulla Terra, e quante infinite possibilità esistono di guardare avanti ottimisti e fiduciosi.
“Bambini alla deriva” alla Camera dei Deputati ha voluto sottolineare e l’importanza di un disegno di legge approvato pochi giorni fa per piccoli uomini alla ricerca di destino degno. Sono intervenute alte personalità politiche e istituzionali sul tema, ridefinendo i contorni di un concetto straniero a molti, ovvero quello dell’accoglienza. Tra gli ospiti presenti Marina D’Amato ha evidenziato quali sono le aree geografiche di provenienza e quanto necessario è affrontare una situazione varia, che disorienta. Secondo la professoressa di Sociologia il disegno di legge “ridisegna i confini identitari, diventiamo cittadini del luogo dove siamo. Noi non siamo un Paese razzista. Ho fatto una ricerca su Roma e provincia, con l’idea di analizzare l’atteggiamento di noi italiani, nei confronti degli altri. Quello che è emerso è la ragione per la quale queste persone vogliono venire da noi, e cioè una assoluta normalità nell’interazione quotidiana. Nei ceti sociali più a contatto con queste persone, ovvero quelli sfavoriti, l’accoglienza era un dato istintivo, e questo caratterizza la nostra identità sociale. L’altro elemento su cui riflettere è che da quando esiste la Convenzione Internazionale dei Diritti del Fanciullo voluta dall’ONU nel 1989 firmata da noi nel 1990, questo accadimento che anche la legge delinea, ma direi rinforza, è un aggiungersi ad un dato di fatto. Per legge i bambini sono una comunità mondiale che ha diritti ad andare a scuola, fruire dei diritti che sono dovuti a persone piccole, ma persone! Non siamo razzisti è un dato DNA della nostra condizione umana. Siamo per la maggior parte di loro un luogo di passaggio. Il loro desiderio è quello di raggiungere paesi dove hanno una vicinanza di famiglia. Non sappiamo quanti sono, ma sappiamo di accoglierli. Li trattiamo bene, li inseriamo in case famiglia, dove sono predisposte attività professionali e successivamente vengono inseriti nel mondo del lavoro. Se il loro destino è di andare altrove dovremo accettare di essere un luogo di passaggio.”
“Bambini alla deriva” è stato organizzato dall’Associazione Italiana di Diritto e Psicologia della Famiglia.