Giudicib e politica. Il binomia è ormai una realtà di fatto e non tutti sembrano gradirlo. Di certo, a prescindere dalla posizione, si chiede di legiferare in merito per dare delle regole sicure. Ma cosa ne pensano i diretti interessati? Lascia una testimonianza interessante in tal senso il magistrato Giuseppe Ayala che è intervenuto ai microfoni della trasmissione “Ho scelto Cusano”, condotta da Gianluca Fabi e Livia Ventimiglia. Ecco le parole e il pensiero del giudice espressi su Radio Cusano Campus, emittente dell’università Niccolò Cusano.
Chiedete a Silvio Berlusconi cosa pensa dei giudici in politica. Di certo quella è una posizione estrema ma dà l’idea dell’importanza del tema. Ora si parla del ddl sui magistrati. Ne discute anche il magistrato Giuseppe Ayala che in diretta su Radio Cusano Campus ha dichiarato le seguenti cose:
In merito al ddl sui magistrati in politica: “Mi complimento con il nostro Parlamento che si sta occupando di un problema che riguarda 4 o 5 persone -ha affermato Ayala-. Viene data un’attenzione particolare a 4-5 elementi su mille, chapeau dinnanzi alla sensibilità politica del Parlamento. Detto questo, il problema esiste, questo è fuori discussione e io l’ho vissuto anche in prima persona. Che i magistrati possano candidarsi ed essere eletti è fuori discussione perchè è un diritto. Però è una categoria particolare perchè la caratteristica principale dei magistrati è quella di essere terzi e risultare imparziali. Quindi nel momento in cui ti schieri con una parte politica smetti di essere terzo. Io il problema l’ho risolto non prendendo mai una tessera di partito. Credo che la cautela minima dovrebbe essere quella che i magistrati possano candidarsi nel collegio elettorale della città dove hanno esercitato la loro attività. A me la prima volta offrirono il collegio in Sicilia, ma io ero già fuori ruolo. Si potrebbe fare un accordo tra i partiti: non candidiamo i magistrati nei collegi delle regioni e delle città dove hanno lavorato”.
Sul rientro in magistratura dopo politica: “Il problema è il rientro in carriera di magistrato dopo la politica, questo non mi piace -ha aggiunto Ayala-. Io, finita l’esperienza parlamentare, avevo maturato l’idea di andare in pensione, ma mi mancava ancora un anno di contributi. Allora ho scelto una sede in cui non dovevo giudicare da solo niente, la Corte di Appello de L’Aquila, dove presiedevo un collegio composto da 3 persone. E ho scelto anche una sede con i riflettori spenti, una zona abbastanza tranquilla. Dunque ho risolto la questione a livello personale, ma bisognerebbe intervenire con regole certe”.
Sul cso Minzolini: “Non è il massimo ritrovarsi giudicato da un magistrato che è stato un avversario politico, ma ci sono tre gradi di giudizio e Minzolini è stato condannato in tutti e 3. Sinisi avrà potuto condizionare un grado di giudizio, non tutti e 3, altrimenti sto Sinisi dovrebbe essere una potenza disumana. Tra l’altro Sinisi lo conosco bene, è una persona molto tranquilla e serena, non credo proprio che porti rancori politici. Il Senato ha scritto una pagina veramente vergognosa sul caso Minzolini. Sono quelle cose che in un Paese serio non dovrebbero accadere”.