Sono passati 60 anni da quel 25 marzo 1957 quando in Campidoglio furono firmati i Trattati di Roma. Ma, il cammino che portò all’integrazione economica europea parte da lontano, cioè all’indomani della fine della Grande Guerra. Poi ci fu il famoso “Manifesto di Ventotene” firmato da grandi europeisti come Altiero Spinelli, Ernesto Rossi e Ursula Hirschmann e pubblicato da Eugenio Colorni che ispirò quanto messo in pratica successivamente: nel secondo dopoguerra. Questo lungo cammino, in occasione del 60° anniversario della firma dei Trattati di Roma, è stato approfondito in più puntate su Radio Cusano Campus (la Radio dell’Università Niccolò Cusano), a “La Storia Oscura”. Tra gli altri è intervenuto il professor Silvio Berardi professore associato di Storia Contemporanea e di Storia e Istituzioni delle Americhe all’Università Cusano.
L’approfondimento è partito da un assunto. La storia dell’Europa unita si intreccia in qualche modo col processo che prima portò alla nascita delle Nazioni Unite; anche se l’Onu nacque ufficialmente nel 1945 e il primo passo europeo con l’istituzione della CECA (Comunità europea del carbone e dell’acciaio) ci fu 6 anni dopo, nel 1951: “Bisogna dire -ha sottolineato il professor Berardi- che il processo di integrazione europea che trova una dei suoi punti massimi di riferimento proprio nei Trattati di Roma del 1957, di cui celebriamo i 60 anni in questo 2017, tutto il processo di integrazione comunitaria viene stimolato dall’esterno, nel senso che sono proprio gli Stati Uniti a dare il via a questo processo e a stimolarne soprattutto l’integrazione economica rispetto a quella politica. E quindi qui torniamo al parallelismo ONU-Europa, visto che gli stessi Stati Uniti ebbero un ruolo rilevante per la nascita delle Nazioni Unite. Come la stessa Carta Atlantica già nel corso della Seconda Guerra Mondiale aveva evidenziato”.
Sotto l’egida americana. Si evince pertanto che gli States, in tempi di Guerra Fredda con l’URSS, avevano bisogno di un blocco europeo stabile e unito: “Sì, chiaramente il processo di integrazione europea è stimolato da Washington anche in quella logica di realtà bipolare che è la Guerra Fredda. Perché come detto gli Stati Uniti avevano un grande interesse a proporre un’alleanza europea di natura economica e anche militare considerando prima il Patto Atlantico e poi la Nato; meno dal punto di vista politico, alla luce del fallimento di alcuni grandi progetti come ad esempio quello della CED, la Comunità europea di difesa. Progetti di integrazione politica dell’Europa che fallirono sì per volontà della Francia ma anche perché gli USA erano fondamentalmente contrari. Agli USA interessava esclusivamente un’integrazione economica dell’Europa occidentale. Ecco perché la prima Comunità europea fu la CECA la Comunità europea del carbone e dell’acciaio, cioè proprio quelle materie prime che erano state alla base dei contrasti tra Parigi e la Repubblica di Weimar all’indomani degli anni ’20. Quindi cercare di evitare in qualche modo lo sviluppo di nuovi e ulteriori contrasti tra gli Stati dell’Europa occidentale, in primis Germania Ovest e Francia. Per arrivare poi ai Trattati di Roma del 1957 che portarono alla nascita della Comunità economia europea e all’Euratom per lo sfruttamento pacifico dell’energia nucleare”.
Da Spinelli a De Gasperi, Schumann e Adenauer. L’Europa nata nel 1957 rispecchia i voleri di questi grandi europeisti? “Per alcune linee guida assolutamente sì, la firma dei Trattati di Roma rispecchia quella che era la volontà dei padri europeisti e ai nomi fatti da lei vorrei ricordare in questa sede anche Carlo Sforza che fu ministro degli Esteri e un convinto assertore dell’integrazione economica e politica dell’Europa. Ma ripeto l’elemento politico sfugge. Sfugge perché come ho già sottolineato c’è una volontà degli Stati Uniti ma anche di alcuni Stati europei, Francia e Gran Bretagna in particolare di procedere con un’integrazione europea soltanto dal punto di vista economico e commerciale. A proposito del Regno Unito, ricordiamo che nel 1957 non entra immediatamente nella CEE ma lo farà solo all’indomani degli anni ’70”. Ora, invece, con Brexit, il popolo britannico ha deciso di uscire dall’Europa. Un’Europa oggi a 27 che resta integrata solo dal punto economico e commerciale.