A due passi da noi, distante anni luce da quello che siamo. Un’aristocratica tra i plebei. La Svizzera brilla di luce propria, attrae per la compostezza con cui si presenta, e per la concretezza che dimostra. Dai tempi che furono a quelli che verranno, accoglie, protegge e dà da vivere con dignità. Abbiamo raccontato il cuore dell’Europa in lungo e in largo a #genitorisidiventa con Giulia del portale “Bambini con la valigia”, e con Patrizia, mamma calabrese – della provincia di Cosenza – trapiantata in Svizzera da qualche decennio.  Ha cominciato a lavorare, fin dal suo arrivo, nel 1993, come baby sitter ed è riuscita a tirar su due figli. Lì le baby sitter danno “sostegno ai bambini, aiutano in casa, stanno a contatto al cento per cento con le famiglie che necessitano di aiuto, non si viene messi da parte neppure nel weekend: si sta sempre insieme”, dice Patrizia ai microfoni di Radio Cusano Campus. 

“Ci sono molte possibilità lavorative, lo Stato aiuta con le ‘maman toujours’, è un posto che accoglie bene. Se vai in ufficio per cercare informazioni e non sai la lingua ti aiutano, non ti lasciano da solo. Io ero una persona cordiale espansiva, gli svizzeri ti frenano su questo. La vita qui non è come in Italia, è molto cara, lo Stato in questo ci aiuta con gli assegni familiari, alcuni datori di lavoro ti danno qualcosa in più per i figli, per esempio lavorando al 70% ti danno qualcosa in più per gli studi dei figli. I prodotti per neonati sono molto cari. Nel mondo della scuola sono organizzatissimi, è possibile fare stage già prima delle medie, è possibile entrare nel mondo del lavoro anche se minorenni, ma non si viene pagati.” Fin qui sembrerebbe che la vita nello Stato federale dell’Europa centrale abbia soltanto vantaggi, per chiunque. Chissà se è pure carente in qualcosa?

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