Brancolano alla cieca, nel buio pesto, alla ricerca di un riferimento al quale aggrapparsi, ma è tutto quello che possono fare. Ai genitori, oggi, mancano modelli solidi e socialmente accettati, e per questo la loro più grande speranza è di vedersi approvati divieti o concessioni imposti ai figli, e sapersi nel giusto. “Vivono con la paura di non fare la cosa giusta”, secondo Paola Scalari, psicologa, e autrice del libro “I sì e i no, concedere o proibire”. Ne abbiamo parlato a #genitorisidiventa su Radio Cusano Campus provando a capire se vietare o concedere ai figli sia formativo e utile ai fini educativi. Gli impedimenti si traducono in lacrime e frustrazione, e seppure dolorosi possono rassicurare. Come impedire a fin di bene? Come impedire senza ferire? “I genitori – oggi – sono in grado di osservare, comprendere, rispondere i bisogni dei loro figli. Manca la severità amorevole. Dire no è fondamentale perché il bambino si senta guidato, contenuto, rassicurato con le sue ribellioni, sofferenze”, ha aggiunto la Scalari durante l’intervista telefonica.
“I bambini hanno bisogno di quella severità amorevole capace di contenere la frustrazione. Se ai nostri figli non insegniamo a sopportare la frustrazione saranno molto infelici, perché la vita riserva desideri non esauditi a tutti, vanno educati fin da piccoli a sopportarla senza sentirsi minacciati nel loro valore. I bambini devono essere educati a sopportare la tristezza che può tradursi in pianto. Bisogna prima di tutto essere convinti, fanno fatica ad essere convinti i genitori, allora il bambino non capisce più le regole. Le regole si imparano per abitudine, che costano fatica. Come mettere i bambini a letto sempre alla stessa ora. Oggi la società incerta liquida basata su una pluralità di visioni ci sono delle tendenze perché il problema dei compiti farli non farli non è uniforme, mentre le nostre mamme le nostre nonne sapevano cosa fare perché era socialmente accettato. Oggi ci sono catene di persuasione occulta. Via la colpa. Da tutti. Tolta la colpa, siamo incerti, siamo una generazione che vive nella totale incertezza abbiamo perso i limiti. I genitori non devono stare soli col loro senso di colpa, devono creare dei gruppi di interesse. Questo può aiutarli a vedere che tutti soffrono. Non possiamo lasciarli sprovvisti delle regole della vita. Se c’è una colpa è sociale e chiediamo alle famiglie di fare figli, ma non li aiutiamo. I genitori fanno pure troppo in questo mondo difficile.”
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