I dati che emergono dal XVIII Rapporto Almalaurea, consorzio interuniversitario che si occupa di monitorare i percorsi post lauream degli studenti italiani al fine di favorirne l’ingresso nel mondo del lavoro, parlano chiaro: investire in formazione continua a pagare. A fronte di una crisi economica che ha stravolto gli scenari occupazionali italiani, conseguire un titolo di studio accademico porta risultati che non trovano lo stesso riscontro per chi decide di fermarsi al diploma.
Per valutare nella maniera corretta lo studio in oggetto, è necessario portare all’attenzione generale un ulteriore dato: nel nostro paese solo il 22% delle persone tra 25 e 34 anni ha una laurea in tasca, rispetto al resto d’Europa che arriva al 37 per cento. I flussi di mobilità territoriale mostrati nell’indagine evidenziano come negli ultimi 10 anni le regioni del Mezzogiorno abbiano perso costantemente capitale umano, migrato al Centro-Nord.
Malgrado ciò, dal 2003 al 2015, gli atenei della penisola hanno perso nel complesso quasi 70 mila matricole (-20%): per il Sud la contrazione è del 30%, per il Centro è del 22%, per il Nord è del 3%. L’analisi dei principali indicatori conferma quanto detto sin ora: le difficoltà riscontrate nell’accedere nel mercato del lavoro per i laureati sono innegabili ma c’è il sensibile emergere, nel corso 2015, di alcuni segnali di ripresa.
Tra i neolaureati cala la disoccupazione e aumentano stabilità lavorative e retribuzioni a un anno dal titolo con il tasso di occupazione pari al 67% mentre quello di disoccupazione è del 23%. Tra coloro i quali hanno conseguito una laurea triennale la stabilità lavorativa, ossia contratti a tempo indeterminato o attività autonome effettive è pari al 42%.
Ma quali sono le facoltà che consentono uno sbocco lavorativo più “semplice”? A trovare lavoro subito dopo la laurea nel 2015 sono come sempre i laureati in ingegneria e in materie scientifiche, ma anche i medici riscuotono un certo successo: sebbene in calo rispetto agli anni precedenti il settore sanitario regge, con il 56% dei laureati che trovano lavoro in un anno. A seguire, a sorpresa, chi si occupa di insegnamento.
Una delle lauree con minori riscontri a livello occupazionale è quella di giurisprudenza. Fra i laureati in questa facoltà nel 2015 solo il 23,8% degli studenti ha trovato lavoro a un anno dalla laurea. Tuttavia, la laurea non risulta ultima fra i redditi degli occupati. Fanalino di coda le lauree in campo umanistico, psicologico e quelle nell’ambito politico-sociale nel quale si trova anche la facoltà di scienze politiche.