Michela, mamma veronese, è partita tre anni fa per Amsterdam, con suo marito, al quale è arrivata una valida offerta di lavoro, e a distanza di un triennio il desiderio di non retrocedere persiste. La qualità della vita, nella più grande delle città dei Paesi Bassi, nonostante i due provengano da un centro quieto e a misura d’uomo, è imbattibile. Nell’immaginario collettivo Amsterdam è la città della libertà, delle liberalizzazioni, per questo attrae molti adolescenti, ma nella quotidianità è il più sereno dei centri esistenti. Si gira in bicicletta, i parchi e le riserve naturali ricoprono il 12% della superficie, “è facile gestire il ménage familiare”, dice entusiasta Michela a #genitorisidiventa su Radio Cusano Campus.
“La mia esperienza personale come mamma lavoratrice è molto positiva. Mio figlio qui ha delle chance che in Italia non avrebbe, frequenta una scuola pubblica bilingue, dove studia due lingue, ha cinque anni conosce tre lingue. Studia olandese e inglese, mentre a casa parliamo italiano. Nelle scuole ci sono liste d’attesa che non si basano solo su chi ha i soldi”, aggiunge subito dopo. Michela nel trasferirsi in una città nuova, sconosciuta, racconta di non aver risentito dell’assenza dei nonni, pur lavorando a tempo pieno. “Chi vive all’estero non si può basare sul supporto della famiglia d’origine”, ha dichiarato in trasmissione. “Tre mesi dopo il nostro arrivo eravamo già organizzati con asilo, doposcuola, organizzazione scuola futura. Da un punto di vista burocratico è tutto facile. Ci sono asili nido ogni cento metri. La famiglia media olandese ha circa due, tre figli. Da contratto posso lavorare da casa se mio figlio ha l’influenza. Sono cose che aiutano. Le mamme e i papà sono messi sullo stesso livello. Conosco tante famiglie dove è il papà che sta a casa, e la mamma che lavora. Non vogliamo tornare in Italia e neppure andare in altri paesi europei: la qualità della vita qui è molto alta”, ha fatto sapere durante l’intervista, che potete riascoltare qui!
Ascolta qui l’intervista integrale