Portare l’università in Africa e renderla accessibile, dal punto di vista economico e come reale opportunità di crescita personale e professionale. Questo è l’obbiettivo che si è posta la Pareto University, ateneo completamente online il cui titolo di studio è stato riconosciuto da ben 18 paesi africani, per un bacino di utenza che supera i 400 milioni persone, la metà delle quali si trova in età universitaria. Per spiegare cosa differenzia la Pareto University dalle altre università, Radio Cusano Campus ha contatto il suo Amministratore delegato, il prof. Bruno Poggi.
Prof. Poggi, quali sono le peculiarità della Pareto University?
“Il nostro è un Campus di ispirazione anglosassone che può essere visitato attraverso il nostro sito. Ci sono 4 edifici, le segreterie di facoltà, la biblioteca, addirittura il pub degli studenti, che attraverso un sistema di messaggistica istantanea si confrontano sui rispettivi percorsi accademici. Il tutto avviene attraverso una piattaforma e-learning che può essere visitata anche tramite smartphone, uno strumento molto diffuso in Africa a dispetto delle gravi condizioni di povertà”.
Come avviene la preparazione e poi l’esame?
“Lo studente si prepara all’esame attraverso i materiali che gli vengono forniti e lo sostiene a distanza grazie ad un software che garantisce il regolare svolgimento dello stesso. Prevedere delle sedi fisiche da raggiungere per sostenere ogni esame è pressoché impossibile, molte città africane distano l’una dall’altra centinaia di km e gli spostamenti, oltre che costosi, sono anche molto pericolosi”.
E’ vero che è stato contattato da alcuni capi di Stato che l’hanno sostenuta in questo progetto di diffusione della conoscenza?
“Verissimo. Il presidente della Nigeria si è lamentato del fatto che chi fa l’università in Africa non intraprende percorsi d’eccellenza e spesso non ha le competenze per essere assorbito dal mondo del lavoro. La nostra sede è a Malta, paese membro della UE, di conseguenza lauree e master sono parametrati sull’European Qualifications Framework, il sistema di qualità dei titoli di studio europei. Ho avuto modo di confrontarmi anche con il ministro dell’istruzione somalo, che è una donna e che mi ha manifestato l’apprezzamento per il nostro sistema di insegnamento a distanza, forse l’unica soluzione possibile per consentire alle donne africane di conseguire un titolo di studio altrimenti precluso loro”.
In italia è stato licenziato un decreto che dispone, per l’innalzamento della qualità della didattica, l’immissione in ruolo di un numero massiccio di professori, 1 ogni 27 studenti. E’ evidente come l’equazione diventi più professori più qualità. E’ d’accordo?
“Non sono d’accordo ed è per questo che non lavoro in italia. La qualità dei materiali che mettiamo a disposizione è legata alla qualità dei docenti, non al loro numero. I nostri professori sono pagati con un sistema simile alle Royalties, una sorta di diritti d’autore e hanno anche il vantaggio di divenire particolarmente popolari”.
Ascolta la versione integrale dell’intervista cliccando qui sotto