Tutto come previsto: due fumate nere, poi la fumata bianca che avvìa ufficialmente il Tavecchio 2.0 al vertice della Federcalcio. Sono state necessarie tre tornate di voto perché alla prima votazione, come anche alla seconda, sarebbe servita una maggioranza qualificata. Dalla terza in poi invece bastava la maggioranza assoluta. Questo l’esito della terza votazione: il presidente uscente della Figc Carlo Tavecchio ha ottenuto 275,17 voti, pari al 54,03%. Mentre lo sfidante, Andrea Abodi, ne ha avuti 234,08; pari al 45,97%.
Decisiva la scelta degli arbitri. All’hotel Hilton di Fiumicino, stamattina è stato il presidente del Coni Giovanni Malagò a inaugurare l’assemblea elettiva. L’AIA (associazione italiana arbitri), dopo una notte di consultazioni, ha deciso di votare per il presidente Federale uscente. Si dice che la notte porta consiglio e pertanto i “fischietti”, che in un primo momento avevano deciso di astenersi e che in passato avevano più volte strizzato l’occhio allo sfidante Abodi, alla fine hanno scelto di schierarsi dalla parte di Tavecchio fin dalla prima votazione in cui per vincere serviva il 75% dei consensi, mentre nella seconda era necessario il 67% dei suffragi. La fumata bianca come detto è arrivata soltanto al terzo scrutinio, quando è stata sufficiente la maggioranza semplice: cioè il 50 per cento più un voto. Carlo Tavecchio resterà in carica fino al 2020. Nel prossimo week end, l’approfondimento a “Tempi Supplementari”, la storia dello sport su Radio Cusano Campus.
Le prime parole di Tavecchio dopo la rielezione. Il presidente della Figc, visibilmente provato dall’influenza si è commosso come nell’agosto del 2014 quando fu eletto per la prima volta: “Do atto al mio sfidante della correttezza, e ora dico che con la forza con cui ci si divide bisogna ritrovare la stessa forza per unire. Ringrazio tutti, in particolare mio fratello che è sofferente”.
L’amarezza di Abodi. C’è ovviamente delusione nelle parole dello sconfitto: “Gli arbitri decisivi? C’è amarezza, perché quel 2% per me era sacro e rimane sacro. Nei numeri si vede che quel dato almeno psicologicamente ha inciso. Ancora più mortificante per me non aver mai sentito nominare (nel discorso del presidente dell’Aia, Nicchi, ndr) il secondo candidato né la Lega B e tutto il lavoro, il rispetto e la collaborazione data al corpo arbitrale in 6 anni e mezzo”.