Tra cene e padrone si instaura sempre un rapporto simbiotico, che spesso va oltre, difficile da spiegare a chi non ha mai avuto un cane. Splendida, in questo senso, la lettera inviata da Michela al Corriere della Sera. Il suo racconto di come Henry, labrador nero di cinque anni, sia riuscito a cambiarle e, in un certo senso salvarle, la vita.
Da 5 anni il mio Henry, un Labrador nero, riempie la mia vita e quella di mio marito. Chissà come ci era venuta la voglia pazza di avere un cucciolo, noi che avevamo appena finito di ristrutturare un appartamento! Per il nostro primo anniversario di matrimonio, siamo andati in un allevamento, e un piccolo cucciolo tutto nero ha guardato negli occhi mio marito ed è diventato in quell’ istante il «nostro Henry».
È grazie a Henry, il mio labrador, che ho superato la mia paura per i cani; sono andata oltre i miei limiti di pulizia maniacale scoprendo i robot che aspirano i peli; ogni giorno passo 1/2 ore in mezzo alla natura a camminare.
È grazie a Henry che, dopo una diagnosi drammatica che mi aveva messo su un sedia a rotelle per 6 mesi, riuscivo di notte a calmare la mia paura di morire, accarezzandolo.
Dal mio labrador Henry ho imparato il linguaggio del corpo, quello che gli permette di capire quando, dove e con chi usciamo: a lui basta guardarmi; mentre noi umani non riusciamo a capirci nemmeno parlando all’infinito.
Henry, il mio labrador mi a fatto scoprire l’amore incondizionato che mi piacerebbe provare per ogni persona che fa parte della mia vita, quell’amore che abbatte tutte le barriere che gli uomini poco per volta stanno costruendo per allontanarsi dal vero senso della vita che, in fondo, è solo l’amore. Grazie Henry per questo e per tutto il resto che vivremo insieme: mai maestro mi fu più caro…
(Michela, lettrice del Corriere della Sera)