La situazione delle università in Italia è tutt’altro che risolta. Non perde le energie Stefano Bandecchi, Presidente della Società di Scienze Umane fondatrice dell’Università degli Studi Niccolò Cusano. Ospite della trasmissione “Ho Scelto Cusano” di Gianluca Fabi e Livia Ventimiglia, infatti, ha annunciato un’importante novità sul tema e cioè il fatto che è stata spedita una lettera al Ministro per chiedere ufficialmente un tavolo di discussione. Ecco cos’ha detto testualmente Stefano Bandecchi ai microfoni di Radio Cusano Campus.
Studenti frequentanti, lezioni in presenza, telematiche. C’è molta confusione nella situazione delle università italiane ma per il bene dei nostri ragazzi, e della loro formazione, passa all’azione Stefano Bandecchi, Presidente della Società di Scienze Umane fondatrice dell’Università degli Studi Niccolò Cusano. Ecco di cosa si tratta in diretta su Radio Cusano Campus:
Sulla lettera spedita al Ministro: “Oggi abbiamo scritto ufficialmente al Ministro una lettera dove le diciamo che noi vediamo gravemente lesi i nostri diritti e chiediamo un tavolo di lavoro con Anvur, Cun, Crui e tutti coloro che il Ministro riterrà opportuni. Lo abbiamo chiesto con gentilezza ma oggi l’abbiamo messo per iscritto e sono sicuro che il Ministro, con la sua grande sensibilità, ne prenderà atto”.
Sulla distinzione tra studenti frequentanti e non: “E’ chiaro che non abbia senso. In Italia i dati dicono che c’è un 65% di studenti che segue solo il 15% dei corsi o addirittura nulla. I famosi frequentanti, quindi, sono meno della metà, E’ uno scenario molto preciso”.
Sulle regole delle telematiche: “Io parlo per noi e posso dire che, se gli studenti telematici non hanno visto tutte le lezioni, poi non possono sostenere l’esame mentre in alcune università, se non frequenti, puoi fare l’esame lo stesso purché tu abbia letto un libro in più!”.
Sulla tecnologia: “Non sono iscritto a Skype ma devo ammettere che è un’idea rivoluzionaria. Le videoconferenze battono alla grande tutte le altre situazioni del resto del mondo”.
Sul numero dei docenti per studenti del decreto: “Come ho detto diverse volte, è un numero che avrebbe senso se si applicasse solo agli studenti realmente frequentanti. Cosa dovremmo pensare, allora, del maestro Manzi che da solo insegnò a leggere e scrivere a milioni di italiani?”.