Vladimir Luxuria è intervenuta questa mattina ai microfoni di Radio Cusano Campus, l’emittente dell’Università Niccolò Cusano, nel corso di ECG, il programma condotto da Roberto Arduini e Andrea Di Ciancio.
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Luxuria ha parlato del suo libro, “Il coraggio di essere una farfalla”, edito da Piemme, arrivato in libreria proprio in queste ore: “E’ un libro in cui parlo di me, di quello che sono e di quello che so. Affronto con leggerezza e profondità temi sociali, cerco di spiegare cosa significhi essere trans, con un linguaggio semplice per diradare la nebbia e l’ignoranza che c’è su questo tema. Parlo anche, più in generale, del rapporto che l’uomo e la donna contemporanea hanno con il corpo, tra anoressia, vigoressia (ossessione per le palestre). E parlo anche di sessualità. E’ un libro sincero, con un linguaggio semplice, che può capire sia la casalinga di Voghera che la parrucchiera di Bordighera”.
Luxuria sulla sessualità precisa: “In questo periodo si è tanto parlato della sessualità gay, dei club, anche con una certa morbosità. Io ho tutto un capitolo in cui parlo di alcuni modi di esprimere la sessualità da parte degli etero. Si va dal tamakeri, una pratica giapponese in cui uomini godono a farsi prendere a calci nelle parti basse da donne con i tacchi, fino a un vero e proprio business che esiste, di biancheria intima usata che viene spedita sotto vuoto a persone che godono ad avere una maglietta con il cenno del sudore sotto l’ascella. Insomma, ognuno ha le sue fantasie, bisognerebbe sempre ricordarsene prima di ricordare gli altri. Il servizio delle Iene? Io penso che abbiano usato il loro linguaggio televisivo. Sono anche andati con le telecamere nei club privè tra eterosessuali, sono bastardi democratici, possono piacere o non piacere ma quello è il loro linguaggio”.
Sui suoi ex, Luxuria svela: “Avevo un uomo molto bello e intelligente, anche di una certa posizione sociale, che amava venire a casa mia e mi pregava di fargliela trovare il più sporca possibile. Amava mettersi un grembiulino e fare le pulizie di casa sotto il mio controllo. Godeva nel pulire e nell’essere rimproverato se lasciava un filo di polvere”.
Sulla sentenza di Trento: “Non c’è una legge sull’omogenitorialità anche se il fenomeno esiste, il tribunale fa da supplente alla mancanza di legge, con le sentenze si creano dei precedenti per sancire un principio importante e cioè che un bambino deve avere la possibilità di continuare ad essere seguito anche dal genitore non biologico nel caso in cui il genitore biologico non ci sia più”.