Silvia Pardolesi, moglie di Mario Adinolfi, ha parlato del blocco subito su Facebook dal marito: “Su Facebook può essere taggato ma non può rispondere né pubblicare. Ha espresso una opinione non conferme al politicamente corretto, diversa da quella che i grandi media ci propinano, ed è stato censurato. Per aver preso le sue difese con un post sono stata sommersa da commenti di ogni genere, tra insulti e minacce sono arrivati dodicimila messaggi, anche con la foto di mia figlia. E’ una cosa surreale, solo per il fatto che qualcuno esprima una opinione diversa rispetto al pensiero dominante prima viene censurato e privato della sua libertà di espressione e poi sommerso di insulti di ogni genere. Hanno scritto bestemmie, offese a me, hanno anche messo in mezzo nostra figlia”.
Silvia Pardolesi, moglie di Mario Adinolfi, aggiunge: “Quando segnalo i messaggi a Facebook tante volte mi sento rispondere che il contenuto in questione rispetta gli standard della comunità. La frase di Mario su Hitler? E’ stato travisata da tanta gente. Molti hanno scritto che ha fatto apologia di fascismo, ma è vero il contrario. Lui ha denunciato il fatto che le cliniche svizzere fanno queste cose a fini di lucro. La frase ‘almeno Hitler lo faceva gratis’ non era pro Hitler, ma tanti non lo hanno capito, denuncia semplicemente una similitudine nel voler eliminare le persone più deboli anziché aiutarle a stare meglio”.