L’industria dei videogiochi è tra le più floride di sempre. Molta acqua è passata sotto i ponti da quando esplose negli anni 80 ma ha saputo sempre tenere botta seguendo i cambiamenti generazionali e, a volte, anticipandoli. Cerca di scattare una polaroid di tutto questo Roberto Semprebene che, insieme a Dario Edoardo Viganò, pubblica il libro “Videogame – una piccola introduzione” per Luiss University Press. Vediamo di scoprirne di più con questa intervista.
Come è cambiato il videogiocatore in 10 anni?
In 10 anni il videogiocatore che giocava già 10 anni fa ha visto spuntare tanti nuovi “colleghi”. Ha anche visto nascere, svilupparsi e affermarsi nuovi generi, nuovi modi di intendere il gioco, nuovi strumenti… E’ un settore in continua evoluzione, chi può dirlo?
Dove arriverà il settore?
Io spero in un una diffusione del VG in ambiti come l’insegnamento, la terapia. Contesti in cui si possa dar valore alle potenzialità di questo medium.
Il tuo videogioco di sempre?
Il mio videogioco di sempre è “Final Fantasy VII” del quale mi porto la storia, la musica, il sistema di gestione dei combattimenti e uno degli antagonisti più fighi della storia.
Cosa ti manca dell’8Bit?
Nulla perché, oltre ad essersi riaffermato sia in termini ludici che come forma d’arte, il vantaggio dei videogiochi è che rimangono e quindi ho continuato a giocarci!
Insert coin… era diverso con le sale giochi?
Con le sale giochi era diverso sia come contesto sociale che come tipologia di gioco: io che amo i giochi con forte componente narrativa apprezzo di più i giochi casalinghi. La sala, invece, è per una fruizione più reiterata e meno continua, più competitiva… Oggi si limita a quelle esperienze di gioco in cui è l’aspetto fisico ad avere un valore aggiunto: cabinati che riproducono abitacoli di aerei e macchine, strutture che consentono di ballare e quant’altro.
Da “Double Dragon” ad oggi quanta violenza in più c’è?
La violenza di oggi è più realistica, perché la tecnologia lo permette, ma al contempo l’evoluzione tecnologica e l’affermazione del medium hanno permesso di esplorare nuove vie, che in alcuni casi non la contemplano proprio. Il videogioco è un mezzo, i contenuti li scegliamo, ma dovremmo farlo con più consapevolezza e la violenza insita in alcune produzioni è realmente dannosa solo se non siamo educati ad interpretarla. Gli eccessi esistono, ad ogni modo, e sono esecrabili nel videogioco come in un film o un libro… o un discorso alla radio.
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