Non c’è mai pace per i precari del mondo della scuola. Oltre alla disposizione del divieto di poter coprire supplenze su posti vacanti, si profila all’orizzonte l’esclusione dalle assunzioni così come introdotte e regolamentate all’interno della riforma Madia per la Pubblica Amministrazione. Nella legge si prevede l’immissione in ruolo di tutti quei precari che abbiano la possibilità di annoverare tre anni di lavoro a tempo determinato, anche non continuativo ma con la condizione di aver passato un concorso pubblico. Ai soggetti che rispondono a tali requisiti verrà riservato il 50% dei posti disponibili per i contratti a tempo indeterminato.

Trasportando la questione all’interno delle mura di un istituto scolastico i tre anni di servizio potrebbero divenire il limite temporale che segna l’espulsione dei precari dalla scuola. Il comma 131 della legge 107/2015 afferma infatti che dopo 3 anni di servizio su posti vacanti e disponibili non è più possibile effettuare supplenze su tale tipologia di posto. Significa che un supplente che lavora, più o meno con continuità, dovrà accontentarsi delle supplenze brevi e temporanee se vorrà sopravvivere all’interno della scuola.

Forte la reazione del mondo sindacale con le sigle più rappresentative che hanno fatto la voce grossa per sottolineare l’intollerabile iniquità di trattamento. “Occorre disinnescare la bomba ad orologeria dei 36 mesi prima che sia troppo tardi”, afferma Pino Turi della Uil scuola che propone anche una via d’uscita: “È possibile – spiega – correggere questo errore nella delega in discussione in Parlamento sulla formazione inziale. Ma lo faranno?”,

Per Francesco Sinopoli, segretario generale della Flc Cgil si tratta di “una disparità oggettiva che va corretta”. Anche Elena Gissi, segretario nazionale della Cisl scuola, auspica un intervento del governo che sani e riequilibri la situazione e spiega: “Il piano Madia vale anche per la scuola ad esclusione del reclutamento. Sarà quindi necessario armonizzare tutto il pubblico impiego – continua – con una norma salva-scuola altrimenti la Corte di giustizia europea ci penalizzerebbe. La disparità è collegata a due forme diverse di precariato. La nostra idea è che si debba mettere a sistema la scuola”.