Una storia incredibile, una storia vera. Ha pagato per una somiglianza fatale Giovanni De Luise, di Napoli, che è finito in carcere nel 2004 per omicidio. Lo racconta lui stesso ai microfoni del programma “Legge o Giustizia” del nostro Matteo Torrioli su Radio Cusano Campus che ha raccontato la sua storia, fino ad arrivare al giorno della sua improvvisa scarcerazione. Ecco i passaggi chiave dell’intervista.
Giovanni De Luise è stato considerato un mafioso nonostante fosse incensurato e con un solido alibi. Dopo quasi nove anni un pentito, a lui molto somigliante, ha confessato l’omicidio per il quale era stato arrestato e condannato De Luise che, oggi, è in attesa di sapere quando lo Stato lo risarcirà. Ecco i passaggi chiave della diretta su Radio Cusano Campus:
Circa l’improvvisa scarcerazione: “Ogni giorno uscivano articoli che dicevano che ero innocente. Avevo già preso batoste simili. Si ipotizzava spesso una riapertura del processo che poi non avveniva mai. Quando venni scarcerato mi trovavo in Sardegna in un carcere pensato proprio per persone con pene alte. Un carcere durissimo, seppur nuovo. C’erano mafiosi, camorristi, ‘ndranghetisti. Insomma, una vera e propria selezione di persone con reati terribili”.
Circa la svolta del 2013: “Gennaro Puzzella, l’assassino di Massimo Marino, confessa il delitto e, di conseguenza, per me si aprono le porte verso la libertà. Avevo paura quando sono uscito. Non sapevo dove fossi perché arrivai in Sardegna dal carcere di Lecce, in un blindato. Partimmo dalla Puglia passando per Civitavecchia. Insomma, non sapevo neanche come tornare a casa. Dove nove anni ero nella confusione più totale e cominciai ad accorgermi, pian piano, di come molte cose erano cambiate. Ricordo che andai in un bar a chiedere una scheda telefonica per chiamare a casa e mi dissero che ormai non venivano più prodotte. Addirittura avevo paura che si fossero sbagliati, a volte mi voltavo per vedere se arrivava una pattuglia. Arrivato al porto riuscii a trovare una scheda telefonica per chiamare a casa: mia sorella non credeva che fossi io. Quando riuscii a spiegarle che ero io lei mi chiese: “ora che sei uscito posso metterlo su Facebook?” ed io non sapevo neanche cosa fosse: ero rimasto a filo e telefono. In nave non presi sonno. Avevo l’impressione che tutti mi guardassero. Specialmente nei primi tempi non sostenevo la presenza di tante persone”.
Circa il presente ed il futuro di De Luise che sono ancora incerti: “Oggi svolgo lavori saltuari. Avrò un risarcimento, chissà quando. La cifra ufficiale è di 516mila euro. Devo fare prima il processo per pulire la mia fedina penale. Dobbiamo anche aspettare la fine del processo del pentito che ha commesso l’omicidio. Io sono uscito in attesa del giudizio del pentito. In un certo senso devo anche ringraziare perché altrimenti avrei dovuto aspettare almeno altri tre anni. La cifra di 516mila rappresenta un tetto che, però, è stato sforato nel caso Giuseppe Gulotta, che per 22 anni di carcere ingiusto gli è stato riconosciuto un indennizzo di 6milioni e mezzo. Ancora non posso dire quanto chiederemo, mi dovrò confrontare con il mio avvocato. Cosa ci devo fare con mezzo milione di euro dopo che mi sono fatto 8 anni, 7 mesi e 15 giorni ed ho anche avuto danni fisici, morali e alla famiglia? Chiederemo sui 3-4 milioni ma, sinceramente, non saprei. Intanto mi sono perso i migliori anni della gioventù, dai 22 ai 30. In ogni caso, finchè non terminerà il mio processo di revisione, e ci vorrà un anno e mezzo circa, io non vedrò certamente un soldo. Il risarcimento potrebbe arrivare in sei-sette anni. Più del risarcimento domani, però, vorrei un lavoro oggi”.