Riso amaro all’italiana. Il Bel Paese, leader europeo per la produzione di riso,  importa il cereale da paesi extra UE. Il fenomeno che riguarda tutto il continente è attenzionato dalla Coldiretti, che denuncia come nel 2016 sia stato raggiunto il record d’ingresso  di 1.380.000 tonnellate di riso lavorato, di cui 370.000 dai Paesi Meno Avanzati. “Questo dipende dagli accordi a dazio zero con alcuni Paesi” – sottolinea Mauro Tonello, Vice Presidente della Coldiretti – “ma il sospetto è che, vista la grande mole di importazioni, ci siano triangolazioni per far arrivare riso anche da paesi che il dazio devono pagarlo. La cosa più grave è però l’assenza di clausole di reciprocità dal punto di vista sanitario: oltre la beffa quindi, anche il rischio di importare un prodotto poco sicuro.”

Le partite pericolose per la salute riguardano la presenza irregolare di residui antiparassitari, di aflatossine cancerogene o altre tossine oltre i limiti, infestazioni da insetti, livelli fuori norma di metalli pesanti o la presenza di OGM proibiti in Italia e in Europa. Un buon motivo per verificare sempre la provenienza, anche perché come ribadisce Tonello  ai microfoni di Radio Cusano Campus “il consumatore è facilitato dall’azione di controllo che l’Ente Nazionale Risi svolge dal 1931 sul riso italiano”. Chi acquista il cereale nostrano (arborio, carnaroli, vialone nono, ribe etc) è quindi sicuro di mettere nel piatto un prodotto controllato.

E per chi preferisce altri sapori? “Nessun problema – conclude il Vice Presidente della Coldiretti – non potendo produrre Basmati perchè brevetto estero, abbiamo a disposizione diverse varietà di risi che definiamo “profumati”, con caratteristiche tipiche. Ottimi cereali ancora non molto conosciuti ma già in commercio e soprattutto italianissimi!”

 

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