Matteo Renzi ieri ha parlato, dopo un po’ di tempo, e i riflettori si sono di nuovo accesi su di lui. Oggi, a freddo, ne parlano in molti tra cui Giuseppe Civati, leader di Possibile, che lo ha fatto ospite negli studi di Radio Cusano Campus, emittente dell’Università Niccolò Cusano, intervenendo ai microfoni della trasmissione “Ho scelto Cusano”, condotta da Gianluca Fabi e Livia Ventimiglia. Ecco i passaggi chiave della sua intervista.
Come sta il PD? Ieri ha parlato Matteo Renzi dopo un silenzio voluto o meno. Dice la sua su questo ritorno e non solo Giuseppe Civati, leader di Possibile. Ecco i suoi passaggi clou:
In merito alla direzione del Pd: “Renzi ha un talento assoluto, anche ieri ha portato a casa un 2-0 secco. Anche perché l’unico che poteva creargli un problema è Orlando, ma mi pare che non abbia truppe. La votazione è stata devastante: 112 a 12. Il Pd si è trasformato, in occasione delle primarie che Renzi vinse. Da quelle primarie uscì il terzetto Renzi, Cuperlo, Civati, quel terzetto è praticamente saltato subito. Si è scelto di governare col centrodestra, invece di asciugare la palude e diventarne il re. Peraltro con un’opposizione interna ridicola, la minoranza ha sempre fatto la minoranza: pochi, maledetti e mai. E’ per questo che ho deciso di andarmene”.
Sulla chiamata in causa di Macron da parte di Renzi: “Ieri c’è stata una parolina rivelatrice da parte di Renzi, che ha citato Macron come suo candidato preferito alle presidenziali francesi. Macron non è il candidato socialista, è il candidato di se stesso che si stacca da un partito socialista in difficoltà, si candida come leader di centro, promette le stesse cose di Renzi. Renzi è quella cosa lì: un leader di centro, che non ha problemi ad allearsi con la destra, a mutuare quelle proposte. In questo modo perdi tutto un radicamento tra le persone e un orientamento politico”.
Sul rapporto tra Renzi e i sindacati: “Pisapia dice che Renzi deve parlare di più coi sindacati, ma il problema è cosa gli dici ai sindacati. In una edizione particolarmente violenta della Leopolda Renzi fece la battuta dell’iphone col gettone, quello era un messaggio politico per dire: io faccio a meno del sindacato”.
Sul ricordo della prima Leopolda: “La prima Leopolda è stata l’ultimo tentativo di fare L’Ulivo, non in versione arbre magique come fanno adesso, che mettono l’ulivo nell’abitacolo. Quella è stata l’ultima possibilità di aggiornare il progetto del ’96, con Renzi che proveniva da un fronte moderato e io che venivo da una storia più di sinistra. Renzi ha scelto subito di fare una cosa diversa, andò da Berlusconi ad Arcore senza dirlo. Una platea di giovani si ritrova una domenica, non è che la domenica dopo vai da Berlusconi. E’ come il frontman di una band a cui propongono di fare la carriera da solista”.
Riguardo la formazione e il percorso che porta dalla scuola superiore alla laurea: “Bisogna fare un grande patto con gli insegnanti per capire che scuola vogliamo costruire insieme. Oggi c’era un articolo su Il Manifesto che dice che dal 2008 ad oggi abbiamo perso un miliardo di investimenti nella ricerca, abbiamo tagliato migliaia di ricercatori. Invece bisogna investire in ricerca, poi saranno gli universitari a darsi delle regole sempre più innovative, cambiando modalità di insegnamento, usando le tecnologie, rendendola più accessibile in tutti i modi l’Università. In questi dibattiti della politica nei talk show tutte queste cose passano in secondo piano”.
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