Come sta messo il PD? La situazione interna è movimentata, come spesso accade, e a confermarlo è Goffredo Bettini, europarlamentare del PD, che è intervenuto ai microfoni della trasmissione “Ho scelto Cusano”, condotta da Gianluca Fabi e Livia Ventimiglia. Ecco i passaggi più interessanti della sua intervista su Radio Cusano Campus, emittente dell’università Niccolò Cusano.

Scatta una bella foto del PD Goffredo Bettini. Realistica dal suo punto di vista e priva di inutili filtri di circostanza. Ecco la sua “traduzione” in parole con i momenti caldi della diretta su Radio Cusano Campus:

Sulla direzione del Pd: “Le mie impressioni sono negative. Mi pare che tra di noi, nel partito, si sia rotta una fiducia, non ci sia più un sentire comune, non prevalga un obiettivo comune. Questa è una situazione che io ho denunciato già molto tempo fa. Mi pare che i due binari del partito, quello più legato alla sinistra e quello invece legato a Renzi, si stiano sempre più divaricando e che in mezzo non emerga nulla, per aiutare questi due binari a riavvicinarsi. Renzi è stata indiscutibilmente una grande risorsa all’inizio, ha smosso le acque in maniera positiva. La tradizione dei comunisti italiani, tradendo un po’ se stessa, ha avuto da subito un atteggiamento di chiusura nei confronti di Renzi, come se fosse un estraneo. Rispetto a questo contrasto, a sua volta Renzi ha reagito male, chiudendosi in se stesso, con un gruppo dirigente assolutamente insufficiente e un governo che non è stato all’altezza. Lui ha cercato ieri di andare incontro alle richieste della minoranza, ma ormai a questo punto la frittata è fatta. Prima hanno detto sì al Congresso, poi no, poi di nuovo sì. Emiliano non si sa bene come lo vuole il Congresso, in che forma, magari parlando in dialetto pugliese. Non è chiaro cosa si vuole, è chiaro però che è un dialogo tra sordi”.

Sulla scissione di D’Alema: “D’Alema ha indicato anche la possibilità di una scissione, che io riterrei una sciagura. Se si crea un partito attraverso una scissione, quel partito avrà altre scissione e poi altre ancora. Qui non si tratta di fare una scissione, si tratta di cambiare il tavolo da gioco per tutti”.

Sul Pd di Veltroni: “Della grande speranza del primo Pd è rimasto ben poco. Veltroni, dopo le politiche del 2008, ha sbagliato perché doveva andare al Congresso perché noi avevamo ottenuto un ottimo risultato: il 33% da soli. Se gestito bene, quel risultato avrebbe consentito a Veltroni di sfidare Berlusconi dopo 5 anni. Invece è iniziato subito il tiro al piccione”.  

Su Roma: “Ho sostenuto Marino perché mi sembrava una carta importante, poi gli avvenimenti successivi sono andati verso una deriva. Si è sviluppato un rapporto negativo tra il Partito e Marino, per responsabilità di entrambi. La cosa che a me interessa dire è che dopo il 2008, dopo la sconfitta di Rutelli, anche all’interno del Pd nel periodo di Alemanno più che Alemanno si è criticato il modello Roma, delegittimando anche la precedente gestione che aveva fatto un miracolo a governare Roma in quel modo e questo si è capito solo in seguito”.

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