Torna alla ribalta la casa di Montecarlo del 2010 che fruttò un avviso di garanzia a Gianfranco Fini. Perché? Perché l’ex leader di AN è stato indagato per riciclaggio a causa del plusvalore derivato dalla vendita della casa. La nota vicenda fu portata avanti dall’avvocato Marco Di Andrea e da Roberto Buonasorte, entrambi esponenti di Alleanza Nazionale, che fecero esplodere il caso dopo aver notato che l’immobile non veniva sfruttato dal partito al quale era stato donato in eredità dalla contessa Colleoni. In concomitanza con questa notizia l’avv. Di Andrea è intervenuto nel programma “Legge o Giustizia” del nostro Matteo Torrioli. Ecco cosa ha detto in diretta su Radio Cusano Campus.

Fini indagato per riciclaggio per via della casa di Montecarlo? Il caso del 2010 torna agli onori della cronaca e ne parla chi lo portò a suo tempo alla luce e cioè l’avvocato Marco Di Andrea. Ecco i passaggi chiave del suo passaggio su Radio Cusano Campus:

Su come nacque la vicenda: “Un giornalista in pensione, passando in Boulevard Charlotte dove c’è questa casa, vide che era presente nei pressi il cognato di Gianfranco Fini e che, sul citofono, c’era proprio il nome di Tulliani. Questo si chiese come mai un bene devoluto da Colleoni ad AN fosse in possesso dei nuovi parenti, chiamiamoli così, dell’allora Presidente della Camera dei Deputati”.

Sul suo ruolo e quello della Buonasorte nel presentare la Contessa a Fini: “La Colleoni fece un testamento olografo dove nominò erede universale di tutti suoi beni il partito Alleanza Nazionale in persona del suo rappresentante legale che all’epoca era l’Onorevole Gianfranco Fini. Nell’asse ereditario c’era anche questo appartamento vicino il Casinò Montecarlo, oltre ad altri edifici in Italia e terreni edificabili a Monterotondo. Annamaria Colleoni era un’idealista, affascinata dalle tesi di AN e dal personaggio Gianfranco Fini. Gli fu presentato al ristorante Ramarini di Monterotondo dal sottoscritto e da Roberto Buonasorte tra il ’92 ed il ’93. Lei dichiarò a Gianfranco Fini, in una saletta appartata, che, al suo decesso, avrebbe devoluto tutta la sua eredità ad AN. Fini, col suo accento bolognese, le disse: “Lei camperà 100 anni”.

Circa la brutta sorpresa: “Si viene invece a scoprire che questo appartamento, invece di dare dei frutti al Partito tramite la vendita o contratti di locazione congrui, non veniva sfruttato ma risulta goduto dai Tulliani. Prima partì un’inchiesta giornalistica con Gianmarco Chiocci, all’epoca a Il Giornale ed oggi direttore de Il Tempo. Dopo, alcuni militanti decisero di volerci vedere chiaro, in particolare il sottoscritto e Roberto Buonasorte. Scrivemmo una denuncia contro il Presidente della Camera, anche con un certo timore. Anzi, all’inizio la denuncia fu presentata contro ignoti ma raccontando la storia. C’era dispiacere, lo stesso che ho oggi apprendendo la notizia dell’avviso di garanzia a Fini. Si tratta di un personaggio che è stato un faro per la gioventù di molti di noi. A volte ne sono anche un po’ pentito. Lo dico con grande amarezza perché il caso Montecarlo non ha causato danni solo a Fini ma ha creato un’ombra sull’intero partito e questo non è giusto”. 

Circa gli ultimi sviluppi della vicenda: “È certo che la casa era nella titolarità e disponibilità del cognato di Fini, il giovane Tulliani, tramite l’intestazione ad una società offshore che faceva comunque capo al Tulliani. Che ci siano dei rapporti fra Corallo e i Tulliani mi sembra ormai evidenziato dai passaggi di denaro ricostruiti dagli inquirenti. Io rimango alle dichiarazioni di Fini che disse: “se stanno così le cose sarei proprio un coglione”. laddove dovesse essere estraneo a questa ipotesi di riciclaggio l’On. Fini dovrebbe avere un comportamento coerente nei confronti di una famiglia che ha creato un danno così importante ad un personaggio politico. Meglio coglione o truffaldino? Meglio la prima ipotesi anche se la conferma di un’ipotesi di reato a carico di Fini andrebbe a confermare tutte le “perplessità” che sollevammo già nel 2010 con quella coraggiosa denuncia che firmammo io e Buonasorte, in coerenza con i valori che esprimeva AN”.

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