Si scrive e si parla molto del nuovo testo unico della PA. Per avere l’opinione di qualcuno che ha indubbiamente le competenze per dare un apporto costruttivo alla discussione pubblica Radio Cusano Campus ha chiamato il Prof. Pietro Ichino, Senatore del Pd, che è intervenuto ai microfoni della trasmissione “Ho scelto Cusano”, condotta da Gianluca Fabi e Livia Ventimiglia. Ecco cos’ha detto in merito il giuslavorista su Radio Cusano Campus, emittente dell’università Niccolò Cusano.
Cosa si devono aspettare gli italiani sul nuovo testo unico della PA? Lo spiega il giuslavorista Pietro Ichino. Ecco i passaggi chiave del senatore in diretta su Radio Cusano Campus:
Riguardo il nuovo testo unico sulla PA: “Questo nuovo testo unico è un aggiustamento del testo unico del 2001, ma non ne cambia il contenuto essenziale e la struttura. In particolare, in materia disciplinare, c’è un tentativo di rendere più efficace il provvedimento disciplinare, si cerca di ribadire un principio fondamentale: quando l’amministrazione ha la certezza di evidenti violazioni del lavoratore, ha il dovere di provvedere sulla base di questa evidenza di cui dispone e non deve attendere il passaggio in giudicato della sentenza penale. Non è accettabile che l’amministrazione si lavi le mani della questione e sospenda il lavoratore in attesa che il giudice sbrogli la matassa. Purtroppo questa norma viene quasi sempre disattesa e allora il nuovo testo unico mette le amministrazioni di fronte alle sue responsabilità. E’ ancora più importante rispetto a questi ritocchi che vengono operati sul testo unico, la sperimentazione di un nuovo metodo volto a responsabilizzare il dirigente, in riferimento a obiettivi specifici, misurabili. Questo è ancora più importante della legge. Fino a questo momento il sindacato h contro qualsiasi tentativo di diversificare le retribuzioni. La resistenza del movimento sindacale nasce dal fatto che si temono favoritismi, clientelismi, quindi è molto importante che questi premi vengano collegati ad indici oggettivamente rilevabili”.
Riguardo la proposta di Boeri sulla reperibilità: “Boeri dice: il dipendente è retribuito per mettere a disposizione del datore di lavoro un lasso di tempo pari a circa 7-8 ore al giorno, se si ammala è ovvio che non si deve esigere la prestazione lavorativa, ma gli si può chiedere di consentire il controllo sul suo stato di malattia e sul fatto che non vada a lavorare altrove. Non ci sarebbe nulla di incostituzionale in una norma che dicesse questo e mi sembra ragionevole che ci sia parità di trattamento tra pubblico e privato. Inoltre Boeri osserva che una fascia oraria più ampia consentirebbe maggiore efficacia nei controlli. Anche se io credo che l’assenteismo abusivo si combatte soprattutto motivando i lavoratori”.