Il verbo avere brutalmente privato dell’acca, apostrofi dove andrebbero inseriti accenti, doppie ignorate senza riserva alcuna: questi appena elencati sono solo alcuni degli errori che campeggiano sulle tesi di laurea di molti degli studenti universitari italiani. Avete capito bene, non si tratta della distrazione o del pressappochismo di un giovane scolaro delle scuole elementari ma del disagio nell’utilizzo della lingua italiana da parte di ragazzi impegnati in percorsi di alta formazione.

Questo fenomeno, drammaticamente in espansione negli ultimi anni, ha spinto 600 docenti, coordinati dal Gruppo di Firenze per una scuola del merito e della responsabilità, a redigere ed inviare una missiva indirizzata alle istituzioni (Governo, Parlamento e MIUR) dove si denuncia lo stato attuale degli universitari italiani nell’utilizzo della loro lingua madre, sia in forma scritta che parlata. Per capire meglio i contorni della vicenda, Open Day ha contattato il prof. Valerio Vagnoli, una delle anime del Gruppo di Firenze, preside dell’Istituto Alberghiero Saffi di Firenze.

Prof. Vagnoli, si aspettava così tanta attenzione a seguito della pubblicazione della lettera-denuncia?

“Senza peccare di presunzione devo dire che me lo aspettavo. Il documento non è stato scritto in fretta e furia, nasce da una riflessione profonda che poggia le sue fondamenta sull’esperienza pluriennale nell’ambito dell’insegnamento che abbiamo accumulato noi del Gruppo di Firenze. Il degrado cui assistiamo è costante e può far capo anche all’indifferenza istituzionale che in questi anni non ha fatto altro che peggiorare la situazione attuale che è critica di per sé”.

Qual è il contesto sociale entro cui collocare un disagio così marcato nell’utilizzo della lingua italiana?

“Il problema sociale è connesso alla destrutturazione continua del sistema scuola, una scuola lasciata a se stessa, che non rappresenta più un punto di riferimento certo per le famiglie. Gli stessi docenti vivono un momento di disagio, è una crisi di status la loro, sociale e se vuole anche economico. Questa deriva conduce, ed è uno degli aspetti più allarmanti, verso una vera e propria scuola di classe, dove i più fortunati trovano rifugio nell’alveo delle loro famiglie mentre chi non ha più tale rifugio e non ha più nemmeno la scuola, rimane privo di possibilità”.

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