Alcuni temi sono caldi e sono destinati a far parlare per molto tempo. E’ il caso dell’eutanasia e, più nello specifico, della legge sui DAT. Se n’è discusso ieri sera nel programma “Legge o Giustizia”, del nostro Matteo Torrioli. Con chi? Con Toni Brandi, Presidente di Pro Vita Onlus, che ha annunciato una dura battaglia contro la legge sui DAT (disposizioni anticipate di trattamento). Ecco i passaggio chiave di quel che ha detto il Presidente in diretta su Radio Cusano Campus.
Eutanasia e legge sui DAT (disposizioni anticipate di trattamento). Argomenti attuali che ha trattato senza tirarsi indietro il Presidente dell’Onlus Pro Vita Toni Brandi. Ecco cos’ha detto a Radio Cusano Campus:
Sulla legge sui DAT: “Questo testo è un compromesso scritto male fra coloro che contemplano apertamente la legalizzazione dell’eutanasia ed altri che formulano regole di piena garanzia per la vita umana più fragile. Ci sono alcuni punti che confermano che questa legge aprirà all’eutanasia in Italia, con tutte le conseguenze che abbiamo visto in Canada, Olanda e Belgio dove hanno ucciso persone che non volevano morire”.
Sulla nutrizione assistita: “E’ il primo punto controverso. Togliere idratazione e nutrizione ad una persona vuol dire farla morire di fame e di sede: si tratta di un vero e proprio omicidio”.
Sul ruolo del medico coi DAT: “I DAT sono vincolanti per il medico, che diventa in un certo senso un boia o un notaio. Mettetevi nei panni di un medico. In casi eccezionali, se ci sono nuove cure, il medico può dimenticare le indicazioni del paziente e cercare di rianimarlo. Magari uno 30 anni prima aveva scritto che non voleva essere rianimato ma, grazie a delle innovazioni, il medico è invece sicuro di rianimare la persona e salvarla. Gli conviene farlo? Poi cosa direbbe un giudice? Lo radierebbero dall’Ordine? Il dottor Ferdinando Mirarchi, medico di emergenza in Pennsylvania, aveva in cura una persona che aveva fatto dichiarazioni anticipata e che non voleva essere rianimata. Il paziente, una notte, mentre era ricoverato in ospedale, aveva premuto il campanello per chiedere aiuto. Mirarchi, chiamato d’urgenza, voleva rianimarlo ma l’infermiera e il capo sala lo hanno bloccato fisicamente. Il paziente è morto: la dichiarazioni di volontà era quella di 30 anni prima o quella di chiedere aiuto, richiesta espressa premendo il campanello? Addirittura una donna di 81 anni in Canada si è fatta fare un tatuaggio “Don’t euthanize me” per paura che qualcuno potrebbe lasciarla morire”.
Sull’opposizione strenua: “Abbiamo già lanciato una petizione non per cambiare la testa al blocco dei fautori della morte che sono in Parlamento ma per sensibilizzare la gente. L’altro giorno un mio vicino mi ha chiesto “perché vuoi togliere il diritto di uccidersi?”. Non può esserci un diritto se si è morti. Per millenni la gente ha praticato il furto e l’omicidio: non per questo vanno legalizzati. Spero che l’Ordine dei Medici si schieri contro questa legge”.