Sociologi, psicologi ed etnografi continuano ad interrogarsi sul rapporto media e famiglia, alla luce delle irrefrenabili innovazioni tecnologiche che il tempo porta con sé, e del ruolo che i nuovi strumenti digitali ricoprono nella vita di tutti. “Il tablet è diventato la vera piattaforma educativa dei bambini dai tre ai sei anni, ed è impensabile che questo non abbia conseguenze anche negative rispetto al rapporto bambini – famiglia, bambini – adulti, bambini – insegnanti”, ha detto Mario Morcellini durante l’intervista rilasciata a #genitorisidiventa su Radio Cusano Campus.
Vista la centralità che questi ricoprono nel processo educativo e appurate le discutibili capacità degli adulti è necessario capire chi può diffondere consapevolezza, e come migliorare la preoccupante simbiosi che si è venuta a creare. “Il modo in cui i media relativizzano il rapporto con gli adulti, lo sdrammatizzano, ha dello scioccante. E’ un’accelerazione sociale e cognitiva molto brusca”, ha aggiunto il nuovo commissario Agcom. “Quello che può fare la cultura è accompagnare con intelligenti, e sapienti, ricerche il contatto bambini e tecnologie. Dai vecchi media i bambini sanno scegliere con grande competenza, e quindi non sono indifesi come i loro predecessori. […] Gli insegnanti italiani hanno tutte le doti e le capacità per risolvere il problema, circondare di attenzioni educative anche il rapporto tra bambini e tecnologie, con quella che noi chiamiamo media education o digital media education. […] Il bullismo è una realtà drammatica, ma non apprezzabile come il bombardamento mediatico fa pensare. Dobbiamo sapere che la situazione della scuola è un pò meglio di come la raccontano i media. E’ sconcertante come gli insegnanti non si rendano conto dei primi segnali di incattivimento. Ci vuole maggiore vigilanze e maggiore capacità di attaccare il bullismo con messaggi ironici che li mettano davvero alla berlina, meglio se fatti da bambini. Una delle linee che penso di perseguire è cercare di costruire una campagna comunicativa con bambini che sono stati vittime, risarcendoli, e mettendo alla berlina gli antagonisti; mettere luce negativa sui ragazzi che pensano che con la violenza si possa acquisire potere sugli altri.”
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