Non finiscono di uscire i particolari di Rigopiani. Particolari angoscianti. Le fonti che li rivelano sono sempre di più. Una di queste è stata l’avvocato Romolo Reboa che, insieme ai colleghi avvocati Maurizio Sangermano e Gabriele Germano, ha ricevuto il mandato difensivo da alcune famiglie delle vittime del disastro di Rigopiano e che è intervenuto ai microfoni del programma “Legge o Giustizia” del nostro Matteo Torrioli. Ecco cos’ha detto di rilevante sul tema a Radio Cusano Campus.
Il legale Romolo Reboa ha commentato su Radio Cusano Campus la telefonata tra la prefettura di Pescara e l’amministratore dell’albergo Bruno Di Tommaso, che si trovava altrove e non sapeva quello che era effettivamente successo, che convinse le autorità che la situazione era sotto controllo. Ecco i passaggi chiave di questo commento:
“Mi domando se questa telefonata non faccia parte di un film di Alberto Sordi. Se non parlassimo di una tragedia saremmo in presenza di un film comico. Quando un servizio di emergenza riceve una telefonata di emergenza da un albergo, per prima cosa si dovrebbe accertare la situazione, non cercare di fare luce tramite l’amico di un amico. Sarebbe stato il caso di cercare fonti di informazioni più attendibili. I servizi di emergenza dovrebbero essere più seri, invece di ricordare che uno è stato ospite della struttura. Il telefono dell’albergo non funzionava ma nessuno si è chiesto come mai”.
Sull’eventuale “scaricabarile” all’italiana: “È partito dal primo giorno. Questo mi sembra evidente, lo sapevamo. Succede sempre in queste grandi tragedia dove c’è una parte di fatalità ed una di responsabilità. La responsabilità primaria, molto evidente, riguarda la strada chiusa. Non è una novità che in Abruzzo nevichi. Ci sono degli obblighi di legge che prevedono che le strade vengano tenute aperte. Le leggi sennò sono utili”.
Su quel che chiedono le famiglie delle vittime: “Rigopiano sarà un processo più difficile di quello di Viareggio. Domani ho un appuntamento con il Procuratore della Repubblica ed avrò degli elementi maggiori di quelli che posso avere in questo momento. L’idea è semplice: se ognuno avesse fatto il proprio dovere non avremmo avuto tutti questi morti. I miei assistiti, che volevano andare via, sarebbero ora vivi”.