“Il momento della nascita di Martina – ricordano Anna e Ciro, rispettivamente la mamma ed il papà – è stata una gioia grandissima, era molto piccola ma bella, con un visetto tondo tondo. Poi, dopo pochissimo, arrivarono le prime preoccupazioni. Mangiava poco e male, rigurgiti in continuazione, tanti esami e nessuna risposta. Martina, anziché crescere, continuava a perdere peso. Dalla gioia più grande siamo sprofondati in un attimo nell’incubo più nero. Al momento delle mie dimissioni dall’ospedale l’incontro devastante con il primario della pediatria: “Purtroppo la bambina è Down, non sarà mai come gli altri, sarà handicappata tutta la vita”. Più che una comunicazione, seppur priva di sensibilità, è stata una vera e propria sentenza; una sorta di condanna che non lasciava scampo”.
Oltre le difficoltà
“Tornati a casa abbiamo cercato conforto nelle persone care, sorelle, amici e genitori ma lo sconforto lasciava rapidamente il posto al pensiero di quella bambina piccola e indifesa che aveva bisogno di tante cure ed attenzioni. Martina continuava a stare male ed era arrivata a pesare circa 1,9 Kg; il Prof. Dall’Oglio, dell’Unità Operativa di Chirurgia del Bambino Gesù, che constatò una stenosi duodenale, la fece trasportare d’urgenza a Roma e la operò nel cuore della notte. Nostra figlia si riprese bene e nel frattempo conoscemmo altri medici che, con molta sensibilità, ci diedero dei consigli più ottimistici. Non è stato difficile accettarla, è sempre stata la nostra bambina, dolce, buona e molto attenta a suo fratello Michele, di un anno più grande, definito dal Neuropsichiatra che la seguiva, il Dott. Albertini, “ il nostro professore in casa”, uno stimolo importante ai fini della sua crescita. Una casa, la nostra, sempre piena di bambini e Martina sempre insieme a loro”.
La scuola ed il lavoro
“Poi è arrivata l’età – prosegue la mamma – della scuola materna, elementari e così via. La difficoltà più grande è stata all’inizio delle elementari, poche attenzioni per via di continui cambi di insegnanti di sostegno. Non mi sono arresa e le tante ore pomeridiane impegnate su libri e quaderni hanno dato, nel tempo, i loro frutti. Martina legge e scrive sia in stampatello che in corsivo; ha sempre frequentato la scuola con impegno svolgendo tutti i compiti che le venivano richiesti. Ricordo con grande amarezza quando, in terza media, l’insegnante di sostegno voleva a tutti i costi che Martina rimanesse, alla fine dell’anno, all’interno di quel contesto. Martina voleva andare avanti, seguire il gruppo dei compagni con i quali aveva legato e che rappresentavano per lei un punto di riferimento. Dopo qualche tempo, seppi che se Martina non fosse andata via l’insegnante avrebbe mantenuto il sostegno senza doversi necessariamente trasferire in un’altra scuola: è doloroso pensare che le difficoltà di mia figlia siano state oggetto di strumentalizzazione. Di contro, alle superiori abbiamo trovato un bellissimo ambiente inclusivo che ricordiamo con grande gioia, così come l’impegno preso dalle insegnanti di una scuola materna dove tuttora, da otto anni circa, svolge un tirocinio lavorando con i bambini”.
Lo sport
“Con le scuole elementari è iniziata anche l’attività sportiva di Martina. Il primo approccio, dato che amava moltissimo l’acqua, è stato con il nuoto, poi il pattinaggio e l’atletica leggera. L’incontro con il team Special Olympics, “Sorrisi che Nuotano” è stata una meravigliosa opportunità. Martina è passata dalle lezione private da parte di un istruttore a far parte, con molto entusiasmo, di una squadra; ha iniziato le prime gare, sempre molto sentite, con tanta voglia di vincere. I suoi progressi, grazie ad un impegno costante, sono stati continui”.
I Giochi Mondiali
Martina Casagrande, 27 anni di Viterbo, è una ragazza solare e determinata; ama stare in compagnia, le piacciono le sfide attraverso le quali ricerca un miglioramento continuo di se stessa che le infonde coraggio e sicurezze. “Un passaggio fondamentale della sua crescita – prosegue la mamma – è rappresentato dalla partecipazione, nel nuoto, ai Giochi Mondiali Estivi di Atene, nel 2011. Martina per la prima volta si staccava, per un lungo periodo, dalla famiglia. Non ha mai avuto un momento di cedimento emotivo, dimostrandosi matura e responsabile. Anche l’insuccesso della prima gara non l’ha turbata ed anzi, le ha dato la carica per vincere la medaglia d’oro in quella successiva, nella gara dei 25 metri stile libero. Sono già diversi anni che Martina partecipa assiduamente ai Giochi Nazionali Invernali correndo con le racchette da neve. Quando l’anno scorso, a Bormio, le è stata comunicata la sua convocazione ha mostrato tutta la sua sicurezza e con orgoglio è salita sul palco per raccogliere l’applauso dei tanti compagni ed atleti presenti; gratificazioni che fanno crescere”.
Sicurezze ed autonomia
“E’ indubbio – conclude Anna – che l’attività sportiva abbia dato un fortissimo slancio alla sua autonomia. L’impegno, la preparazione della borsa, il vivere lo spogliatoio, gli allenamenti con l’obiettivo di una gara; tutto ha influito positivamente. Noi genitori siamo molto orgogliosi di lei e felici che nostra figlia abbia l’opportunità di vivere questa nuova esperienza di sport; convinti che le servirà per arricchire il suo bagaglio di vita, consolidare la sua personalità ed accrescere le proprie capacità”.