Si tratta di una delle ferite aperte della nostra storia moderna. La trattativa, o presunta tale, tra Stato e Mafia ha fatto scorrere tanto sangue e ha tolto la vita a tanti innocenti. Ora che Totò Riina, il Capo dei Capi, ha annunciato di voler dire la verità, questa storia si appresta ad avere un nuovo capitolo. Lo ha commentato Antonio Ingroia che è intervenuto ai microfoni della trasmissione “Ho scelto Cusano”, condotta da Gianluca Fabi e Livia Ventimiglia. Ecco cos’ha detto l’ex  magistrato su Radio Cusano Campus, emittente dell’università Niccolò Cusano.

Totò Riina parlerà? Non tutti gli credono e spesso sono quelli che credono invece nella nefasta trattativa tra Stato e Mafia che tanti danni ha fatto al nostro paese. Appartiene a questa categoria Antonio Ingroia e lo ha apertamente detto in diretta su Radio Cusano Campus: 

La decisione di Riina di parlare al processo sulla Trattativa: “Sicuramente ha un significato importante, anche se non direi enorme . Sono portato ad escludere che Riina abbia voglia di dire la verità, di raccontare quello che sa sulla stagione dello stragismo 92-93 e sulla trattativa Stato-Mafia. Se avesse voluto dire la verità avrebbe chiesto di parlare segretamente con i pm. Non ci potrà essere nessuna verità in senso stretto, ci potranno essere delle cose importanti dette nel codice Riina. Escludo che Riina parlerà apertamente, in modo esplicito. Probabilmente lancerà messaggi più o meno criptici e simbolici a più destinatari: da una parte il popolo di Cosa Nostra e dall’altra i suoi ex complici che hanno tradito lo Stato facendo la trattativa con la Mafia”.

Sulle modalità di Riina di parlare: “E’ la prima volta che Riina si dichiara disponibile a rispondere alle domande in aula. E’ quindi una sorta di implicito riconoscimento da parte di Riina all’importanza di questo processo. E’ come se riconoscesse autorevolezza a questo processo. Ma è possibile anche che si muova per assolvere tutti, per guadagnare crediti, dicendo che la trattativa non c’è mai stata. Il dire e non dire serve a lui per dimostrare che ancora conta qualcosa e la vera arma che gli è rimasta in mano è la verità di cui lui è a conoscenza”.

Su come nacque la trattativa Stato-Mafia: “La trattativa è nata come segno di resa da parte dello Stato. Dopo l’uccisione di Salvo Lima e Giovanni Falcone, lo Stato si è sentito in ginocchio e anziché reagire con la dovuta forza e intransigenza sceglie di cercare una tregua con la Mafia. Si sono così aperti dei canali di trattativa. In linea di principio potrebbe anche essere giustificabile, ma di questo prima o poi bisogna rendere conto ai cittadini italiani. Se questo fosse accaduto, deve essere raccontato al popolo italiano. Il problema è che questa verità non può essere raccontata perché quella scelta è stata un errore tragico e terribile perché non si determinò la tregua ma ci fu un aumento dello stragismo. Cosa Nostra infatti non abbassò il tiro, ma lo alzò, uccidendo Borsellino e piazzando altre bombe nelle città italiane. I responsabili politici del tempo non hanno mai voluto ammettere che con la trattativa furono salvati alcuni politici che erano nella lista dei condannati a morte e furono sacrificate altre vittime innocenti”.

Su Mancino e Napolitano: “Mancino e Napolitano che, persino peggio di Totò Riina, ha cercato di sottrarsi all’esame del pm in tutti i modi, non hanno dato un contributo alla ricerca della verità”.

ASCOLTA QUI IL PODCAST DELL’INTERVISTA