“In una società dove i fenomeni perdono i loro confini, dove tutto sembra confondersi, in un mondo senza più certezze, dove vengono meno le solidità di un tempo, c’è la necessità di risposte fluide alle richieste di una società liquida. Nel mondo dell’alta formazione l’insegnamento a distanza rappresenta la risposta a quella richiesta di liquidità ed è una risposta veloce, innovativa, tecnologica, l’unica coerente con quel nuovo modello di educazione che pretende il mondo di oggi e ancor di più quello di domani”.

Con queste parole, pronunciate ai microfoni di Radio Cusano Campus, il prof. Marxiano Melotti, docente di Sociologia dei processi culturali all’UniCusano, rintraccia nella filosofia liquida di Zygmunt Bauman le premesse che hanno dato vita prima all’insegnamento a distanza e poi alle università telematiche. Contestualmente, il prof. Melotti si è espresso circa quel decreto “ammazza telematiche” che rischia di mettere a repentaglio l’esistenza di quegli atenei che hanno incentrato la somministrazione della loro didattica proprio attraverso l’insegnamento a distanza.

“Questo decreto farebbe perdere al nostro paese almeno 15 anni di esperienza consolidata nell’insegnamento a distanza delle telematiche italiane. In questi anni si è lavorato per creare quello che oggi è un vero e proprio patrimonio di conoscenze ma non solo, anche di buone pratiche adottate nel mondo dell’insegnamento a distanza. Quello che ritengo più fastidioso di questo decreto è che non si basa su presupposti pedagogici o considerazioni strutturali, tutt’altro. Mi sembra un tentativo mal riuscito da parte del “vecchio” di dichiarare guerra al “nuovo”, forse un modo per sopravvivere, anche alla luce delle numerose difficoltà che emergono nelle università tradizionali che hanno un calo di studenti e una conseguente paura nei confronti di ciò che oggi attrae più di ciò che c’era ieri”.