L’Olocausto, la Shoah, il Giorno della Memoria: per non dimenticare, mai! L’argomento è stato al centro de “La Storia Oscura” su Radio Cusano Campus, proprio in occasione della Giornata della Memoria: 27 gennaio 1945, le truppe sovietiche scoprono gli orrori di Auschwitz-Birkenau (foto a sinistra). Nel corso della trasmissione è stato proposto un audio inedito di Piero Terracina (nella foto in alto: Terracina torna ad Auschwitz da sopravvissuto e uomo libero), uno dei pochi sopravvissuti di Auschwitz ancora in vita. Terracina raccontando l’inferno di quel campo di sterminio ad un gruppo di ragazzi per prepararli a una visita ad Auschwitz ha rivelato storie drammatiche a cominciare dalle grandi sofferenze patite durante il viaggio verso il territorio polacco occupato dai nazisti: “Il treno sul quale viaggiai, si fermava in tutte le stazioni italiane: e ovunque si fermava, invocavamo gli italiani che erano nelle stazioni di darci dell’acqua perché stavamo morendo di sete. Era maggio, faceva caldo e avevamo finito l’acqua: ma niente da fare, nessuno ci aiutava. Ricordo in particolare la fermata alla stazione di Verona: era pieno di gente. Gente che sentiva distintamente i pianti e i lamenti dei bambini che provenivano dall’interno del nostro carro bestiame: nessuno fece niente. Sicuramente se dentro quel treno ci fossero stati delle pecore o dei cavalli, qualcuno sarebbe intervenuto per aiutarli. Ricordo anni fa in occasione di una manifestazione legata alla Shoah, una signora mi si avvicinò e mi disse: signor Terracina, io quel giorno, quando il treno sul quale lei viaggiava si fermò a Verona, ero là, e ho visto e sentito tutto; lei ha perfettamente ragione ma non potevamo fare niente per aiutarvi perché c’erano le SS”.
Ad Auschwitz, l’amicizia era una cosa indispensabile. Piero Terracina ha poi evidenziato un aspetto fondamentale per sopravvivere nell’inferno del campo di sterminio: “L’amicizia, un valore basilare per non crepare. Con quelli che trovavamo durante i lavori forzati ci davamo appuntamento magari per la sera dopo nelle baracche. Era soltanto un modo per avere una speranza, perché non avevamo certezze. Penso a un ragazzo della mia età con cui eravamo molto amici; ci davamo sempre appuntamento nella baracca mia o nella baracca sua e all’improvviso è sparito (Terracina si commuove ndr)”.