“Può capitare che un paziente divenga violento e il paziente deve essere trasferito in un reparto di diagnosi e cura in ospedale, in questo caso non c’è stato nemmeno il tempo. C’è un elemento però, il paziente 53enne Marocchino o ha ucciso questa ragazza con una posatas, con un coltello da cucina, cosa che io non credo, oppure era un coltello che portava abitualmente in tasca come nelle abitudini di tutto un certo mondo culturale e geografico, cui questo signore apparteneva, in cui il coltello è simbolo di virilità, di possesso e di necessità e viene maneggiato anche con una certa destrezza. Se questo fosse avvenuto bisogna accettare anche una certa leggerezza nel lasciare affidato ad una giovane ragazza un soggetto con queste caratteristiche e allora questo apre scenari che meritano una discussione: non basta fingere che la pericolosità sociale non ci sia perché non ci sia davvero“. A parlare è lo psichiatra Prof.Alessandro Meluzzi intervenuto ai microfoni di Radio Cusano Campus, nel corso del programma “Genetica Oggi“, per commentare il caso della 25enne uccisa da un suo paziente con disturbi mentali. Il Prof.Meluzzi ha poi aggiunto come: “La gestione delle strutture residenziali è un tema molto complesso. Sono luoghi in cui il tentativo di creare un ambiente umano e umanizzato collide con la possibilità che i pazienti possano andare incontro a scompensi improvvisi e a reazioni violente. Oggi, s’è possibile, la situazione è resa ancora più complicata dalla presenza di dinamiche interculturali- affermando come– Una donna uccisa a coltellate da un uomo di età adulta e di appartenenza alla cultura islamica è qualche cosa che deve far riflettere sulle dinamiche interculturali in atto”.
Riguardo la gestione in casa di un paziente psichiatrico