Open Day, il contenitore di approfondimento sul mondo dell’università, della scuola e della ricerca scientifica, ogni giorno dalle 18 alle 20 sugli 89.100 FM di radio Cusano Campus, ha affrontato il caso della scuola di Mestre. Troppi stranieri in classe e la preside dispone per l’anno venturo una soglia minima di italiani non inferiore al 40%. Il prof. Vinicio Onigi della Direzione Generale per lo studente, l’integrazione e la partecipazione del MIUR ha rilasciato alcune dichiarazioni in merito:
“Il caso di Mestre è un caso limite, non dispongo di un numero di elementi tale da poter esprimere un giudizio ma alla luce delle informazioni a nostra disposizione dico che una classe con 25 stranieri e 1 italiano non può essere costituita. Ci si rifà alla circolare del MIUR del 2010 nella quale viene indicata una soglia minima di italiani pari al 30% ma in quel documento non c’è solo un’indicazione numerica, è una circolare lunga 10 pagine dove ci sono consigli, indicazioni e suggerimenti tesi all’integrazione e all’inclusione dello studente straniero”.
“Le soluzioni ci sono e possono essere rintracciate all’interno del territorio stesso in cui insistono problemi e criticità in relazione all’elevato numero di bambini stranieri. Proprio rispetto a questo è assolutamente fondamentale distinguere e non generalizzare. La prima distinzione necessaria è quella tra stranieri nati in Italia e stranieri giunti qui attraverso gli ultimi flussi migratori. Nella scuola d’infanzia, i bambini immigrati nati in Italia sono l’84,9% e 9 bambini su 10 in Veneto. Succede anche che il 25% dei figli di immigrati si sottragga ad ogni tipo di percorso formativo. La cittadinanza si costruisce da piccoli e per farlo bisogna intervenire sulle famiglie”.
“Per tornare al caso oggetto della nostra intervista, se penso a Mestre il collegamento più immediato è con Venezia e, di conseguenza, con l’Università Cà Foscari. Nell’istituto comprensivo “Giulio Cesare” c’è carenza di mediatori linguistici e, casualmente, la Cà Foscari è una delle università italiane che forma mediatori linguistici insieme alla Stranieri di Siena e di Perugia. Immaginare un rapporto virtuoso tra istituzioni in cui gli studenti aspiranti mediatori possano essere impegnati in una sorta di tirocinio assolutamente probante all’interno di una scuola come quella di Mestre, non mi sembra né irrealistico né irrealizzabile. I bambini avrebbero modo di essere inclusi e gli aspiranti mediatori di mettere alla prova sul campo le competenze acquisite”.
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