E’ delicata la notizia che arriva da Ferrara, e che riguarda i due baby assassini sedicenni, e anche in questo caso, in molti provano a dispensare la propria versione dei fatti provando ad arrivare ad una possibile verità. E’ il momento di chiedersi cosa sta accadendo agli adolescenti, per trovarsi in situazioni così difficili. Dove sono i genitori, gli adulti in cosa hanno sbagliato, per trovarsi spettatori di simili brutture? La violenza è un fenomeno da sempre appartenuto all’umanità, ma non si può più rimandare a domani quello che danneggia la serenità di oggi, più di ieri, e che macchia per sempre le coscienze degli adulti, genitori e non. Abbiamo analizzato la vicenda, da un punto di vista psicologico, e ne abbiamo parlato con un uomo che è anche padre, presidente dell’associazione Genitori Separati, e che conosce le dinamiche familiari odierne meglio degli altri.Roberto Castelli, intervenuto ai microfoni di Radio Cusano Campus, durante la trasmissione #genitorisidiventa racconta il suo punto di vista: “Mi rendo conto che attorno a noi sono cambiate delle cose, soprattutto l’idea che un genitore non possa più schiaffeggiare un figlio perché è un gesto violento. […] E’ anche vero che l’assenza di gesti concreti, che possono in qualche modo determinare un’ autorevolezza di un genitore, contribuiscono certamente a diluire quello che è il rapporto genitore-figlio. E’ pure vero che non bisogna gestirlo solamente con la forza, anzi. Il secondo aspetto è un cambio discreto della società in questi ultimi due decenni: molte separazioni, molte famiglie in cui la figura del padre è assente, e manca di autorità. […] Di figli che uccidono i genitori, negli ultimi quarant’anni si incontrano almeno dieci casi e quasi tutti necessitano dell’aiuto di un’altra persona come se la coscienza di un giovane necessitasse di un complice perché è un peso da gestire. I figli che uccidono sono un fenomeno che si ripete, che succede con una ripetitività nel tempo come anche altri fenomeni di violenza che si ripetono. […] L’adolescenza è uno spazio delicato, ma anche una lavatrice in centrifuga, è estremamente turbinoso dove la violenza può essere agita direttamente su se stessi ma anche verso gli altri. […] Il luogo dove nasce la vita diventa anche il suo cimitero e questo succede in molti casi, ci basti pensare alla storia di Caino e Abele, fratelli.”
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